IL GOVERNO CHE VERRA’

IL GOVERNO CHE VERRA’

Bologna. Ore 17. Inizino gli exit poll, i vari sondaggi e proiezioni di voto. I seggi sono appena chiusi, e probabilmente domani la lieta novella (per chi vince) o ulcera per chi ha perso le elezioni; oppure vittoria per tutti, come ci hanno abituato negli ultimi trent’ anni, dove a fronte di percentuali insufficienti per governare tutti dicono, salvo tracolli clamorosi (come la sparizione di Rifondazione Comunista alle ultime elezioni) che il risultato è sempre accettabile. Intanto saranno elezioni legittime, legittima espressione di chi ha votato. Negli ultimi giorni, sul web e su facebook è stato tutto un fiorire di scambi di trucchetti  tra quelli che “la politica fa schifo” ma che non volevano finire segnalati all’ ufficio elettorale del comune come non votante, per non rischiare conseguenze. Voto scheda bianca, voto scheda a nulla, vado al seggio e faccio verbalizzare dal presidente che l’ elettore X si è presentato ma non intende votare… Tutto inutile, perchè le schede bianche o nulle vengono computate solo come votanti nei referendum e considerate di fatto contrarie, computando ai fini del quorum ma non ai fini di un’ approvazione del referendum stesso non essendo stato esplicitato formalmente l’ assenso. Mentre per tutte le altre elezioni sono solo un inutile spreco di carta e una manifestazione di immaturità, di qualunquismo. Mentre richiedere al presidente del seggio di formalizzare qualcosa di non previsto nell’ ordinamento elettorale  ci espone se va bene all’ inutile compatimento dei presenti e nel caso peggiore una segnalazione per intralcio di pubblico servizio da parte degli ufficiali di Pubblica Sicurezza presenti al seggio. Per cui, o si fa protesta come hanno fatto le Femen a Milano o, da persone intelligenti si esprime comunque un voto, anche se a naso tappato (sono anni che vorrei votare Enrico Berlinguer ma non posso) Perchè il voto, non voto, voto nullo, voto bianco sono solo l’ ennesima manifestazione dell’ italica mediocrità: per inciso, quelli che ho sentito cercare questi artifizi sono quelli che per gli ultimi cinque anni si sono lamentati del cattivo governo (e si lamenteranno anche per i prossimi cinque, ne sono certo), governo cattivo che loro non hanno eletto, ma che non hanno neanche contribuito a fermare con un voto di opposizione intelligente. Gli exit poll danno risposte sconcertanti, agghiaccianti. L’ unica forza veramente nuova presente alle elezioni, Rivoluzione Civile, non passerebbe lo sbarramento minimo e non andrà in Parlamento: e questo escluderebbe anche gente come Antonio di Pietro e l’ Italia dei Valori, l’ unico partito intellettualmente onesto della precedente legislatura. Non passa lo sbarramento neanche la destra conservatrice chic di Fare per fermare il declino con un leader che, scopertosi privo di lauree e master ma solo di un diploma di scuole superiori, sembra più la versione barbuta dell’ uomo focaccina di Shreck che l’ intellettuale stravagante (e alla luce dei fatti un po’ poser) che avevamo conosciuto in campagna elettorale. La vera apparente vincitrice delle elezioni sembrerebbe essere la destra arraffona del PDL & allegra combriccola annessa che ormai conosciamo benissimo da ormai vent’anni e, come l’ erbaccia cattiva come si dice in Romagna non muore mai: chi si ricorda a novembre 2011 la folla festosa davanti al Quirinale in attesa di Silvio Berlusconi che stava rassegnando le dimissioni? Dimenticata una legislatura fallimentare che ha condotto l’ Italia al fallimento, dimenticato il bunga bunga e tutti gli altri episodi incresciosi, è stata sufficiente qualche allegra ma imbarazzante comparsata in televisione e comprare Mario Balotelli al Milan per ridare di nuovo agli italiani la fiducia e il pretesto di di rieleggerlo con percentuali impensabili dato il dissenso che godeva fino a poco tempo fa. D’ altro canto è un peccato non essere ladri e disonesti in Italia: la marea di creduloni e polli che facilmente si lasciano abbindolare rende l’ onestà morale una inutilità piuttosto che una virtù in questo paese. Ed infine arriva in parlamento la destra scorreggiona, populista e rumorosa del Movimento 5 Stelle, che cambia logo ma nella sostanza è ciò che era la Lega Nord vent’ anni fa: un catalizzatore di malumori popolari, senza programmi reali e senza idee come dimostrano gli sviluppi della giunta Pizzarotti a Parma, dove in barba al miglioramento e all’ innovazione sono rimasti tutti i vecchi problemi aumentando però ancora le rette degli asili nido e le aliquote delle addizionali comunali Irpef e le percentuali per il calcolo dell’ IMU. E in più la il ritorno della vera Democrazia Cristiana, quella vecchio stampo, quella intrallazzona e consociativa vecchia scuola, solo che una volta erano devoti al Vaticano e agli Stati Uniti d’ America, ora sempre al Vaticano (meno per motivi di fede ma più per motivi fiscali) e i grandi poteri della finanza, ovvero la banda retta dal primo ministro uscente Mario Monti. E i “democristiani inside”, il Partito Democratico, un partito che ormai di democratico e progressista ha veramente poco, privo di idee e privo di programmi che tutelino la gente povera, il vero patrimonio del partito da cui discendono, l’ estinto Partito Comunista Italiano. Consociativi anche loro, visto che già prima del voto avevano già tentato di ordire alleanze “strategiche” con Mario Monti e con  l’ UDC di Pierferdinando Casini, nel caso si vincessero ma non troppo le elezioni e nel caso si dovesse inventare una maggioranza inesistente e non voluta dagli elettori per poter tentare di governare. Nessuno avrà una maggioranza abbastanza forte per poter governare, visto che grossomodo, visti gli exit poll, il 25% lo prenderà il PD, il 25% lo prenderà il Polo delle Libertà e un 25% lo farà il Movimento Cinque Stelle, un 10% alla combriccola Monti e il resto voti andati a partiti che non passeranno lo sbarramento minimo per accedere al parlamento. Chiamando fuori Movimento 5 Stelle, gruppo nella sostanza conservatore e di destra ma con idee e programmi non amalgamabili con gli altri, sarà una gara di inciuci ed incesti. L’ unica certezza, ormai, è che il politico non politico Mario Monti, divenuto senatore a vita senza alcun merito particolare nei confronti della Repubblica Italiana e che può fare il politico in Parlamento senza dover per forza passare per le elezioni, sarà l’ ago della bilancia. Per cui, qualsiasi cosa succederà, chi vorrà governare dovrà farlo ubbidendo e non urtando la sensibilità del Signor Spread. Andasse al Governo il Polo delle Libertà, si continuerà con lo smantellamento della giustizia, con le leggi ad personam e con un nuovo condono fiscale, a detta di chi lo vorrebbe una misura di recupero fiscale ad introito certo ma nella sostanza un indulto collettivo a tutti gli evasori fiscali, che tutti i governi dichiarano di voler combattere ma che tutti fanno di tutto per agevolare, lasciando solo gli stupidi e i lavoratori dipendenti a pagare le tasse e Equitalia Polis a spolpare i più deboli, ma sempre senza urtare i privilegi dei grandi poteri che hanno messo Mario Monti in politica. Andasse al governo il PD invece, la partecipazione del Mago Monti sarà ancora più fattiva:  i poteri e i privilegi della grande finanza verranno comunque tutelati, mentre un partito con un programma elettorale pallido e poco connotato lascia grandi spazi di manovra e decisione ai suoi sodali più risoluti. L’ unica cosa che potrà salvarci è la risicata percentuale che otterrà lo schieramento vincente, anche facendo la corte alla “banda Monti”: una maggioranza macilenta e malferma con cui sarà difficile governare, una maggioranza sempre esposta ai franchi tiratori e al voto di scambio destinata a non durare, come successe al secondo governo Prodi e al primo governo greco dopo quello di Lucas Papademos, l’ impiegato di banca della Goldman Sachs inviato a governare il paese ma che non riuscì a reggere un anno di nefandezze e leggi antipopolari come fece il suo collega (sempre di Goldman Sachs) Mario Monti in Italia. Praticamente, nessuna certezza, ovvero il peggio che potesse capitare ad una Italia al punto più basso della recessione. O forse no, una certezza queste elezioni ce l’ ha data: quella di diffidare dell’ onestà intellettuale e della sincerità di tutti coloro che parlano male di Silvio Berlusconi. Perchè, malgrado TUTTI ne abbiano parlato male, i numeri sentenziano con assoluta certezza un dato inconfutabile: ogni dieci persone che conosciamo, almeno tre, dopo vent’ anni di politica squallida, truffaldina e nemica del popolo italiano, lo hanno rivotato.