ILARIA CUCCHI SI CANDIDA PER RIVOLUZIONE CIVILE

Una delle domande che più mi è stata posta è se fossi parente di Stefano Cucchi, il ragazzo romano che, a detta degli agenti della polizia penitenziaria, è morto spontaneamente mentre era in stato di fermo cautelare in attesa di giudizio. No, Stefano Cucchi era romano mentre le radici lontane della famiglia Cucchi (la mia) si perdono nel livornese e nello spezzino, le terre al confine tra Toscana e Liguria. Però il fatto di non essergli parente non mi rende meno partecipe, data la gravità della storia (la morte di un giovane) e l’ inquietante alone di buio e di mistero che aleggia intorno al fatto. Da bravo ignorante che sono, faccio sempre il conto della serva, in cui due più due deve fare sempre quattro senza pensare a algebra e logaritmi troppo complicati, spesso utili solo a confondere le menti semplici come il sottoscritto. Stefano Cucchi, risulta agli atti delle indagini, era in stato di custodia cautelare in attesa di processo. Abbiamo rubicondi bancarottieri a cui sono stati concessi gli arresti domiciliari. Chi non ricorda Calisto Tanzi dopo il crack Parmalat, che chiese e ottenne gli arresti domiciliari nella sua villa con piscina per motivi di salute? Ma un giovane ragazzo, per detenzione di droghe leggere no: e anche in questo caso, i motivi di salute c’ erano, trattandosi di un ragazzo che soffriva di una accertata e certificata epilessia, alto un metro e settantasei centimetri e pesante solo quarantatre chili e quindi estremamente gracile di costituzione. E invece no, custodia cautelare in carcere. Penso alla custodia cautelare e mi torna in mente un vecchio amico, il Codice Civile, libro bello e pieno di ispirazioni, forse anche più della Bibbia. Mi viene in mente un articolo a caso, il 2051 che recita “Ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito”. Oltre che altri articoli del Codice Penale e svariate sentenze in merito. Chi doveva accertarne lo stato compatibile con la detenzione e chi avendolo in custodia doveva sorvegliarne anche le condizioni fisiche è comunque passibile di denuncia per omissione di soccorso, omicidio colposo e rifiuto ed omissione d’ atti d’ ufficio (ex art. 328 Codice Penale). Stefano Cucchi in stato di custodia cautelare in attesa di giudizio non doveva essere mantenuto in condizioni di integrità psicofisica sotto la responsabilità diretta della polizia penitenziaria che lo aveva in custodia e indiretta del magistrato responsabile del procedimento? Non è stato così: Stefano Cucchi è morto spontaneamente, dicono, con emorragia alla vescica, fratture multiple alla mascella e alla colonna vertebrale, lesioni ed ecchimosi al viso, alle gambe, all’ addome. Tutte spontanee, come le stigmate di Padre Pio. Per cui, Stefano Cucchi in custodia non può essere morto così, per caso. Ovviamente la famiglia ne venne a conoscenza solo quando un ufficiale giudiziario si presentò a casa loro affinchè firmasse l’ autorizzazione all’ autopsia. L’ allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi, al suo primo anno da senatore del PDL (convertitosi dopo una fiera e lunga militanza democristiana, CCD e infine UDC) si diede molto da fare per cercare di giustificare il tutto col fatto che Stefano Cucchi fosse anoressico e tossicodipendente e illazionando che fosse sieropositivo. Lo fece in maniera impietosa, tanto che in una trasmissione televisiva venne duramente smentito dalla famiglia che riuscì a dimostrare che stava esprimendo giudizi anche offensivi senza neanche avere una conoscenza certa e completa dei fatti accaduti. Morire spontaneamente andava di gran moda tra i giovani nell’ anno 2009, tant’ è che qualche mese prima, a Ferrara, era morto sempre spontaneamente Federico Aldrovandi, anche se poi le indagini dimostrarono che lo stesso era stato aiutato in questo dagli agenti che ne avevano provveduto all’ arresto, evidentemente emuli di quelli che a Los Angeles avevano arrestato Rodney King nel 1991. Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano nonchè la famigliare che più accoratamente ha combattuto perchè crollasse il muro di silenzio e si sapesse cosa era realmente accaduto al fratello è candidata per Rivoluzione Civile nel Lazio. Quale sia la motivazione non so, ma mi permetto di giocare l’ asso di briscola: opporsi alla riforma-smantellamento della giustizia, l’ unica catastrofe che il duo Berlusconi-Monti non è riuscito a perpetrare. E anzi, cercare di cooperare per riformare una giustizia che sia più celere e più certa, non quella attuale che garantisce impunità e prescrizioni a chi può spendere molti soldi in avvocati e umiliazione ai più deboli e meno tutelati. E se ciò fosse, io non potrei che scrosciare applausi. Ma siamo in una campagna elettorale velenosa, in cui si sprecano infamie e delazioni. Ultima in ordine di tempo è stata la sparata di Carlo Giovanardi per cui Ilaria Cucchi si sarebbe candidata, facendo sciacallaggio morale, sfruttando la morte del fratello: chiara manifestazione di rancore che cova dentro da quando, sottosegretario, venne clamorosamente sbugiardato dai fatti e dalle indagini. Come ebbi modo di scrivere un po’ di tempo fa, il nuovo che deve avanzare deve essere composto da giovani, da volti nuovi, da persone che abbiano le motivazioni forti per poter proporre qualcosa di buono e di innovativo: per cui, se in un’ Italia priva di giustizia un Ingroia magistrato si propone, ben venga, perchè sicuramente avrà attenzione per certe tematiche a lui affini, quali la legge e la sua applicazione, oltre che una onestà morale e intellettuale sicuramente superiore a quella dimostrata da quasi tutto il Parlamento uscente. Questo e’ il colpo di coda finale di una vecchia politica agonizzante che non se ne vuole andare, e sta tentando di tutto per poter rimanere ancora un po’, per finire il lavoro già iniziato, per condonarsi senza far penitenza per i propri peccati e per finire di lucrare sul poco rimasto ancora razziabile. Bisogna essere furbi, guardare le persone e NON ascoltare l’ informazione: Berlusconi non è ritornato bravo e simpatico solo perchè ha comprato Balotelli al Milan.Di Pietro non è un latifondista solo perchè Report ha confuso “particella catastale” con “proprietà immobiliari”, attribuendogli 57 proprietà quando in realtà era padrone solo del casolare colonico di famiglia in Molise, del suo vecchio appartamento a Milano comprato quando era magistrato presso quella procura e di un appartamento a Roma, utilizzato quando divenne parlamentare: tutti regolarmente comprati e pagati, non diventati propri a sua insaputa come successo a Scajola o ceduti a prezzi o per affitti ridicoli e sottocosto da enti previdenziali e banche compiacenti, come successo per molti altri politici. E un Beppe Grillo che alza la voce può essere molto spettacolare, ma a tutt’ oggi ha tirato fuori poche idee e pochi programmi reali. Speriamo insomma che la crisi abbia insegnato all’ italiano il discernimento, la furbizia, il non farsi abbindolare dagli specchietti per le allodole: perchè mai, in nessun’ altra elezione, si è usato tanto fumo per poter nascondere il poco arrosto di molti schieramenti politici. Che ora sventolano programmi di governo gustosi e promettenti solo per farci dimenticare che, se certi programmi li avessero tirati fuori durante questa legislatura, forse non si sarebbe toccato il fondo come stiamo facendo oggi.