FRA TRUMP E KIM STRETTA EFFICACE

È questo il contesto in cui va inserito anche il terzo e più clamoroso incontro (dopo quelli di Singapore e Hanoi) tra Donald Trump e Kim Jong-un. Difficile credere, infatti, che alla stretta di mano tra i due leader siano stati estranei i buoni uffici dei dirigenti cinesi, che tanto peso hanno nelle strategie politiche della Corea del Nord. Se così è, vuol dire che il presidente cinese Xi Jin-ping conta su una futura intesa politica e commerciale con la Casa Bianca. E che in nome di tale intesa ha voluto regalare all’omologo americano un gigantesco spot che Trump, com’è ovvio, non esiterà a sfruttare per la lunghissima campagna che porta alla sfida elettorale del 2020 e che è appena partita. Molti, e giustamente, fanno notare che lunga e impervia è la strada che porta all’obiettivo finale, in teoria da tutti perseguito: la denuclearizzazione della penisola coreana. I tweet di Trump e le invenzioni di Kim Jong-un potrebbero non bastare. Tutto vero. Resta però il fatto che da quando i due hanno cominciato a vedersi e parlarsi, la Corea del Nord ha sospeso sia i test nucleari sia quelli missilistici. E non solo le due Coree ma anche il Giappone e gli altri Paesi dell’area risentono in maniera positiva del relativo calo di tensione. A questo punto anche l’episodio di Hanoi, quando il leader nordcoreano aveva abbandonato i colloqui, alla luce di quest’ultimo incontro va derubricato a semplice e non insuperabile battuta d’arresto, come peraltro scrivemmo proprio qui in quei giorni. Insomma: anche con la Corea del Nord, almeno finora, l’azione di Trump è stata tanto stravagante quanto efficace. In perfetta coerenza con il resto della sua presidenza, peraltro. L’economia americana va a gonfie vele (disoccupazione mai così bassa dal 1969, occupazione in aumento, salari in crescita, export che corre, indici azionari alle stelle) a dispetto dei tantissimi «esperti» che avevano pronosticato un tracollo. E in ogni parte del mondo, dall’Asia all’Europa, dal Medio Oriente all’America del Sud, la Casa Bianca fa sentire in ogni occasione tutto il proprio peso. Donald Trump, insomma, è come uno di quegli insetti che secondo le leggi dell’aerodinamica non potrebbero volare, eppure lo fanno. Ora che i gufi della prima ora hanno perso di credibilità, è ora di cominciare a chiedersi se l’uomo dal ciuffo giallo non stia ridefinendo, con il suo «America first!», le regole della politica globale. Sarebbe prudente farlo, visto quanto siamo inclini a confondere i fatti con i desideri.