GAY PRIDE, AMARCORD DI QUANDO ERAVAMO IN 20
Mi ricordo di quando nel 1975 eravamo in 20 nei COM, Collettivi omosessuali milanesi, praticamente un collettivo peraderente, con Mario Mieli che era un circolo e un teatro per conto suo. Il primo a pubblicare un libro di “elementi di critica omosessuale”. Nel complesso è un buon saggio, ancora attuale, sebbene per la verità abbia scritto qualche cretinata, ma va tenuto conto degli errori tipici che si possono fare in un esordio. “Fuori!” era nato da un paio d’anni a Torino per iniziativa di Angelo Pezzana. A Roma c’era Massimo Consoli e il suo circolo, l’Ompo’s dove in una cantina risalente quantomeno all’antica Roma, vicino al Colosseo, si svolgevano i primissimi dibattiti pubblici sull’argomento. Eravamo quattro gatti veramente. Quattro pazzi, ma ben decisi a farla finita col moralismo fascio-ecclesiastico imperante anche in una sinistra che non aveva ancora trovato la via della liberazione dal vecchiume maschilista. Non esisteva nemmeno la bandiera arcobaleno, non in Italia almeno, qui non sapevamo che negli Usa già ci fosse.Andavamo nei cortei truccati con rossetto e mascara, insossando boa di piume a struzzo e i bocchini lunghi un metro, altrimenti come potevamo essere riconoscibili? Ci divertivamo un casino nel vedere le facce stupite. Nei cortei sindacali rischiavamo di essere menati dagli operai del Pci, l’epiteto più simpatico era “culattun”. Il grande Mario Mieli è andato vestito da donna a un dibatto tenuto all’Alfa Romeo occupata, sollevando un puttanaio incredibile fra quelle adorabili tute blu, che iniziarono ad andare di moda, proprio grazie agli stilisti gay. Ci facevano parlare, questo va detto, non dappertutto, ma in genere sì. E tra l’altro di Mario si notava benissimo la provenienza decisamente borghese. Era abilissimo a parlare in pubblico, catturò gli operaiacci del Pci e di Lotta continua con battute divertenti. La sinistra milanese tutta ci guardava come fossimo dei marziani (la destra continua a farlo). Ieri erano 100mila culattuns in piazza.
