VENDERE DIETRO COMPENSO FALSE SPERANZE, LUCRARE SULLA DISPERAZIONE

VENDERE DIETRO COMPENSO FALSE SPERANZE, LUCRARE SULLA DISPERAZIONE

Mia madre è morta di cancro a tre anni e mezzo dalla diagnosi, come è accaduto ad alcuni dei vostri famigliari o amici, quindi conosco – conosciamo – la forza della disperazione, la potenza della speranza, lo scambio secco cui diventi disposto: ti do l’anima, tutto me, ridammi la vita.Per questo in odio personale ho, più di ogni altra cosa, tutto quello che è il wannamarchismo: vendere, dietro compenso, false speranze, effetti placebo, in sostanza il lucro sulla disperazione. Aspetta: la vita è sangue e merda (prima la vita, poi la politica), non sono un purista, ben venga un pomeriggio di sollievo, nella perdurante tragedia della consapevolezza della imminente fine, fondato anche su cazzate, menzogne, finzioni. In fondo, cosa è reale?Sto invece parlando della vendita ai gonzi, in quanto disperati, di pozioni e pensieri magici: per me tu venditore, lucrante, sei il peggio. Ti odio. Debbo farmi violenza per non farti violenza. Perché mi viene in mente?Perché siamo al mercato delle soluzioni per i gonzi, i creduloni – nella migliore delle ipotesi – che però mi sembrano, invece, degli stronzi. Fa comodo questo fluttuare tra stronzo e gonzo, in un caso ho delle responsabilità nell’altro no.A mia madre neppur nei giorni del vuoto angoscioso, del male accettato come quotidiano – «Speriamo dia tregua», e non: che non ci sia, al risveglio – mia madre mai disse parola cattiva contro alcuno. Anzi all’opposto, in rito se vogliamo, divenne *più generosa*, e non *più stronza*, in quanto disperata.Che cosa voglio dire?Che non mi fa pena nessuno dei *poverini* che inneggiano al male, a impalare giovani donne, con o senza i rasta, “dalla figa alla bocca”, non mi fanno tenerezza i vessati (dalle tasse, dall’Europa, dagli stranieri) che bevono un bicchiere in più e sui social, o dal vivo (dai, finiamola: è la stessa cosa. I social sono i bar. Oggi a pranzo uno dietro di me vomitava il peggio: ed era in una bocciofila di Torino, non su Twitter) riversano odio, ce l’hanno con i migranti, che sono platealmente dei disperati e non dei nemici, non mi fanno tenerezza né pena: sono anzi convinto sia ora che ciascuno si assuma le sue responsabilità – non sei poverino: sei uno stronzo, anzi dico di più: sei un nemico di classe.Che cosa fare non lo so, so però cosa non fare: essere accomodanti con certi *poverini* che non sono poverini, che sanno benissimo invece quello che fanno, che dicono, che pensano, con o senza, anzi spesso soprattutto senza, il bicchierino in più.