COSA HO CAPITO PARLANDO CON UN TRUMPIANO

COSA HO CAPITO PARLANDO CON UN TRUMPIANO

Ho trovato il numero di James sulle pagine gialle: sono in campagna senza famiglia da quasi un mese e ho deciso che bisognava ristrutturare il portico davanti casa, che l’inverno passato ha completamente distrutto. Si è presentato, James, con il suo pick up, la sua pancia da Babbo Natale, la sua barba bianca, e mi ha detto che lui questo tipo di lavori li fa da 30 anni. Il prezzo era giusto e ci siamo messi d’accordo che avrebbe iniziato la mattina dopo. Si è presentato verso le otto, svegliandomi, e mi ha chiesto un caffè. Da quel giorno, quando viene, la prima mezz’oretta la passiamo a chiacchierare, bevendo il primo caffè insieme e fumandoci la prima sigaretta. Da subito ha preso confidenza e abbiamo cominciato a parlare dipolitica. Cioè, parla lui, io ascolto. È la prima persona che conosco che è ferventesostenitorediDonald Trump, ed ero curiosa. Il primo giorno mi ha detto: «Perché, secondo te Obama è nato negli Stati Uniti? Lo sanno tutti che è keniota. Ci ha fregato!». Io ho cercato di spiegargli che non è così, ha mostrato il suo certificato di nascita mille volte. «Sì, ma è falso!». «Facciamo così», gli ho risposto, «Trump ci fa vedere quante tasse paga, e io ti faccio vedere il certificato di nascita autentico di Obama…». E James si è messo a ridere. Poi ha cominciato a dire cose sempre più lontane dal miomondo di Cambridge, pulito,politically correcte estremamenteliberal. Il giorno dopo, per esempio, se ne è uscito con il fatto che «sì, saranno anche morti 6 milioni diebreinei campi di concentramento nazisti, e sono ancora lì a lamentarsi, ma dirussidurante laSeconda Guerra mondialene sono morti 20 di milioni. Come la mettiamo?». Non sapevo bene come rispondere, mi aveva preso di contropiede. Dopo tutto, erano solo le otto del mattino. Da lì, ha cominciato a sostenere che tutti gliallarmi sull’ambientesono confezionati dagli scienziati che cercano solo più soldi per fare ricerca, ed è per questo che dicono cose assurde. «Ma come fai a non credere alla scienza?», gli ho chiesto un po’ attonita. «Perché sono tutte ricerche della Nasa. La Nasa è del governo, e il governo fa solo cose brutte. Ti ricordi a Waco Texas, quando hanno ammazzato tutte quelle persone solo perché seguivano un guru? Poi certo che vanno a mettere le bombe in Oklahoma, se il governo si facesse i fatti suoi, non ci sarebbero di queste tragedie…». Gli ho chiesto allora se crede sia giusto che il governo alconfine con il Messicotenga imprigionatimigliaia di bambini, dopo averli separati dai genitori, in condizioni terribili. Ma lui ha detto di non credere a queste cose. «Tutte fake Stamattina è arrivato un po’ prima, e il caffè non era ancora pronto. L’ho salutato dalla finestra e gli ho detto che gli avrei portato la sua tazza preferita. Quando sono uscita, la prima cosa che mi ha detto è: «Perché, tu non crederai mica al Big Bang, vero? Ma secondo te, non è stato Dio a creare tutto questo?». «No», gli ho detto sconfitta, «quella del Big Bang è tutta una fake news». «Ah ecco!», mi ha risposto soddisfatto. Poi sono rientrata e ho pensato che lui, un uomo tutto d’un pezzo, fedele marito e fedele cristiano, che ha tirato su sei figli costruendo verande a destra e a manca, è il risultato di anni diteorie complottisticheche ladestra estremaha inventato per poter rubare voti a persone che non hanno molte opportunità, o voglia, di andare a fondo, di scoprire se quello che sentono suFox Newsè vero. Così mi sono fatta coraggio e gli ho chiesto: «Ma scusa, uno come te, che fa lavori manuali, si spacca la schiena da anni per portare la pagnotta a casa, che vuole essere una brava persona, che va a messa la domenica, cosa vede in Trump, che è un privilegiato, ricchissimo, corrotto cittadino di New York, che per te è come se fosse la Babilonia moderna?». «Lui non ha paura di dire quello che pensa, e intimidisce gli altri leader mondiali. Vedrai che vincerà ancora. Te lo assicuro. Corruzione? Dimmi il nome di un politico che non è corrotto! La corruzione è un male con cui dobbiamo abituarci a convivere!». Spero che si sbagli ancora, sia sulla prossima vittoria di Trump sia sul fatto che ci dobbiamo abituare ad accettare la corruzione. In compenso, però, è bravissimo a rifare i portici.