GIURO: VOTERO’ SILVIO BERLUSCONI
Un romanzo di qualche anno fa, scritto da Clizia Gurrado e da cui venne anche tratto un film, si intitolava “Sposerò Simon Le Bon”. Ora non si potrebbe più, visto che il cantante dei Duran Duran è un quarto di secolo più vecchio di allora ed è farcito di botox come un tacchino ripieno. Però mi è di ispirazione: “Voterò Silvio Berlusconi”. Silvio Berlusconi è un personaggio incredibile, una specie di hippie vestito elegante, un uomo free nato per modernizzare i costumi della società e la cultura. Chi non ha avuto un nonno che diceva nelle giornate di brutto tempo “piove, governo ladro!”: da bambino gli chiedevi “nonno, ma chi è che ruba?” e ti rispondeva che non lo sapeva, che rubavano un po’ tutti. Nel 2003, una delle prime leggi volute dal nostro idolo fu la numero 269 del 30/09/2003, altrimenti nota come il decreto tombale Tremonti, quello che permetteva di sanare TUTTE le irregolarità fiscali non dichiarando cosa si era evaso, ma genericamente su una ipotetica evasione determinata sui parametri dell’ attività aziendale. Tra le prime domande di condono depositate: quelle delle aziende del Gruppo Mediaset, dove con il versamento di 35 milioni di euro vennero sanate evasioni per 197 milioni di euro, con un ricavo netto esentasse e condonato senza altre penitenze di 162 milioni di euro. Quando venne presentata la proposta di legge e l’ opinione pubblica insorse contro il condono, autentico lavaggio economico dei panni sporchi degli evasori fiscali, il mio Silvio disse “è una misura di riordino fiscale, le mie aziende non ne ricorreranno mai”, giurandolo. Spiegò che si era avvalso del tutto solo per sanare irregolarità formali, non evasioni fiscali perché lui è un imprenditore serio, onesto e non ladro; se io sono formalmente irregolare, se sbaglio a mettere una crocetta sulla dichiarazione dei redditi o sul pagamento dell’ IMU, pagherò venti o trenta euro di sanzioni. Sbagliare 390 miliardi di vecchie lire in crocette messe male è grave: Silvio Berlusconi è onesto, è solo il suo commercialista che è disattento e poco scrupoloso nel suo lavoro. Grazie Silvio: quando sarò vecchio e nelle giornate di maltempo dirò anch’io “piove, governo ladro!”, potrò finalmente dare a mio nipote numeri, nomi e cifre, se me lo chiederà. Solitamente si pensa che la politica internazionale sia fatta di formalità, di noia, che sia una specie di gara di galateo, un po’ come usa in Inghilterra alla corte dei Windsor. E invece Silvio è un uomo affabile, destinato a spandere gioia intorno a sè e a donare il sorriso a noi che lo ammiriamo: una persona che nelle sedi internazionali chiama per burla “nazista” Martin Schulz, europarlamentare tedesco allora presidente del gruppo parlamentare di Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, l’ unico schieramento nel parlamento europeo cin cui di nazismo e di destra non c’era traccia. Viene eletto per la prima volta nella storia un presidente degli Stati Uniti d’ America, un presidente di colore: Barack Obama E lui , il 7 novembre 2008, chiara ai giornalisti di essere contento e di congratularsi con quel giovane bello, simpatico e abbronzato, Poi bolla come “culona inchiavabile” il cancelliere tedesco Angela Merkel: in altri paesi i test attitudinali per i politici vertono sulle competenze tecniche e non sull’ estetica, e in Germania non votano per le cariche politiche igieniste dentali procaci, ex attrici di Tinto Brass e ex veline e soubrettine televisive restate disoccupate.E la conferenza di Kyoto tutela, oltre che la diversità biologica, anche quella intellettuale (fortunatamente). Un simpatico burlone, insomma:un uomo che sulla supercazzola prematurata avrebbe battuto anche il famoso Conte Mascetti di Amici Miei. Una persona che, tutte le volte che viene intervistato in merito alle leggi discutibili e gravemente antidemocratiche che sta approvando, smentisce sempre animatamente, salvo poi approvarle. Un uomo che onora i defunti. Quando esce la prima legge veramente liberticida e distruttiva dei diritti dei lavoratori, soprattutto giovani, la legge 10/9/2003 nr. 276, la dedica al defunto Marco Biagi, a perenne memoria. Peccato che Marco Biagi (ebbi modo di conoscerlo in alcuni seminari di studio) non fu l’ inventore della legge, pensata da altri, ma solo quello che ne corresse gli errori grammaticali coordinando i pensieri di altri in un disegno di legge: praticamente, il correttore di bozze, quello che aggiusta gli strafalcioni grammaticali altrui. Però non è da altruisti prendersi tutti i meriti, e così il generoso Berlusconi dedica la legge al defunto scrivano: qualche orrido bolscevico disse che, dedicando la legge ad una vittima del terrorismo, avrebbe zuccherato la pillola di una legge dura, nemica dei deboli e dei lavoratori e che per prima inizia a smantellare i diritti acquisiti della classe operaia. Ma quelli erano solo brutti comunisti, persone non generose e simpatiche come Silvio. Breve intermezzo Prodi, e poi, nel 2008, il mio idolo ritorna. Ebbi modo di scrivere già qualche volta che i segnali della crisi erano visibili tempo prima perché con Basilea II, il trattato siglato nell’ omonima città svizzera nel 2007, venivano resi ancor più drastici e severi i parametri di valutazione nei finanziamenti e negli affidi bancari, precludendo di fatto ogni accesso al credito alle imprese medio piccole, quelle che più stavano segnando il passo e che di fatto hanno sofferto di più la crisi, fallendo e creando disoccupati. Ma vivere tre anni e mezzo così spensierati, in cui parlare solo di cose leggere che so, della riforma della giustizia, del legittimo impedimento e di altri pensieri easy è bello. Non come pensare e parlare della crisi, tanto per instillare pessimismo e malumore nel popolo. E poi il più grande dono fatto a noi uomini italiani: il bunga bunga. Noi comuni mortali al massimo la sera usciamo e andiamo a casa di nostri amici maschi per bere birra, giocare con la playstation o per vedere tutti i film splatter o d’ azione che le nostre donne ci vietano perché le rendono insofferenti. Ma l’ idolo, la sera dopo cena con gli amici: niente cinema nè playstation. Siparietti burlesque (mio nonno li chiamerebbe diversamente) con ragazzine giovani, alcune extracomunitarie alcune pure senza permesso di soggiorno, come i raccoglitori di pomodori di Villa Literno. Allegria, balletti e vestiti stravaganti, chi da suora, chi da infermiera, chi vestita come Eva nuda in paradiso: e l’ Italia capisce e moralmente si evolve. “A casa di Filippo a giocare a Tekken con la playstation”. “Ma ce n’è proprio bisogno? Ti fa schifo stare a casa?” “No. Ma dai, non vado mica ad Arcore”. E da li in poi le nostre donne non potranno più obbiettare per una tranquilla serata libera con gli amici, grazie al Silvio liberatore e modernizzatore dei costumi delle famiglie italiane. Piccolo genio incompreso: dopo tre anni easy, impalpabili e leggeri viene costretto alle dimissioni da dagli orchi e rimpiazzato da un brutale impiegato di banca che ha fatto carriera. Povero Silvio: è vero che per tre anni al governo si è dato angustia solo per i propri problemi e non per i nostri, ma cosa doveva fare? Già poveri siamo, disoccupati lo siamo diventati, ci manca solo il politico di turno a parlare di crisi, a menare gramo e a fomentare i nostri malumori, le nostre insicurezze. I soliti bolscevichi dicono che Silvio si è fatto leggi ad personam, ma io lo stimo, perché in un momento di difficoltà è stata una persona sensibile, che ha rispettato i nostri disagi senza aumentare i nostri malumori: perché parlare di crisi, perché parlare sempre di cose pessimiste, perché fare venire anche l’ ulcera a chi ha già la pancia vuota per la fame? Un Silvio gentile, un Silvio sensibile, un Silvio che non ci vorrebbe deprimere. Mai. Dopo un anno e mezzo in cui, sadicamente, si è tassato tutto il tassabile e vessato senza pietà il popolo italiano, senza sensibilità e proclamando sempre il pessimismo tanto per far soffrire la gente, lui risorge. A viso aperto: va nella caverna del nemico, a Servizio Pubblico. Marco Travaglio, colui che non gliene ha mai perdonata una. Michele Santoro, ancora rancoroso per essere stato cacciato dalla Rai assieme a Daniele Luttazzi e Enzo Biagi. E quel toscanaccio di Vauro, discepolo della satira al vetriolo. Sarà un bagno di sangue, uno stillicidio, uno snuff-movie: ma lui è bravo a governare gli animi, e finisce tutto simpaticamente, con quattro persone che parlano facendo compassato umorismo, quasi fossero quattro anziane comari che fanno merenda con the e biscotti. E il popolo lo sa, lo capisce: e Silvio torna a crescere nei sondaggi. Panem et circenses diceva Giovenale. Pane e divertimenti. Era la ricetta degli antichi romani per governare il popolo. Riempitegli la pancia e fateli divertire. Dare il pane a chi non ce l’ ha, magari ai quattro milioni di italiani che stanno ancora aspettando il posto di lavoro promesso nel 2001 quando, ospite di Bruno Vespa a “Porta a Porta”, firmò il “contratto con gli italiani”, è cosa complessa e soprattutto costosa. Circenses. Divertimenti. E così, il nostro genio in collaborazione con Mino Raiola, ex pizzaiolo e ora procuratore dei più noti calciatori italiani e Findomestic, la regina dei finanziamenti, gioca il suo asso di briscola, riportando in Italia il calciatore più glamour che c’è: Mario Balotelli. Seduce e lascia in cinta coetanee, sfascia e incidenta tre fuoriserie in un anno e mezzo visto che, da povero neopatentato, poco capisce la guida a sinistra in Inghilterra. Ma si sa, gli inglesi sono degli insensibili. Tira le freccette ai compagni delle squadre giovanili del Manchester City, dà quasi fuoco a casa giocando coi mortaretti. Più squalifiche che goal fatti, ma ad un ragazzo simpatico come lui si può anche perdonare l’ essere poco efficace in area di rigore. Viene comprato per venti milioni di euro, pagabili in cinque comode rate ad interessi zero, un offerta a cui non si può dire di no. PIù conveniente che comprare il divano di casa al discount del mobile. Esordio vincente, acclamato dalla folla e festeggiato con due goal; a dire il vero, il secondo, quello del rigore, è discutibile: Hertaux, il difensore dell’ Udinese, arriva e interviene sul pallone dieci minuti prima dell’ arrivo di Stephan El Shaarawy che poi cade a terra invocando e ottenendo il rigore. Ma solo i bolscevichi parlano per funestare i giorni di festa altrui. Motivo per cui Silvio ti voterò: perché sei nato, ti hanno crocifisso e sei risorto, tornando più grande di prima per redimerci da Mago Gargamella Bersani e dal bancario mannaro. Tutti ti amano, i ricchi e i poveri: Marino Nonnis, disoccupato venticinquenne di Cagliari si è fatto tatuare il tuo viso sul braccio perché ti è grato di averlo salvato dal comunismo. Se lo avessi salvato anche dalla disoccupazione sarebbe ora un ragazzo radioso di felicità. Io, che sono emiliano e quindi poco poeta e molto pragmatico, mi farò tatuare anch’ io. Ma questa frase: “Silvio, in quei quattro milioni di posti di lavoro poteva toccarne uno anche a me?”.
