PIERO AIELLO: ‘ LA MAFIA SI SCONFIGGE STUDIANDO’

PIERO AIELLO: ‘ LA MAFIA SI SCONFIGGE STUDIANDO’

La guardo mentre parla. I suoi occhi sono lucidi. Trattiene a stento l’emozione nel raccontare la sua storia, di fronte ad una vasta platea di giovani studenti. Per Piera Aiello, ritornare in Sicilia dopo vent’anni, e camminare a testa alta,  per dare testimonianza alle nuove generazioni  che la paura non deve regnare  mai nelle loro vite, che bisogna ribellarsi all’omertà e che  solo i giovani possono cambiare il futuro della loro terra, è un’esperenza forte. Sono vietate fotografie, se qualcuno osa toccare in sua presenza il telefono, intervengono gli uomini della scorta, immediatamente. Una delle primissime Testimoni di Giustizia, e forse una delle più tenaci,  Piera Aiello, appunto, è una donna di quarantacinque anni , con una storia forte e  con una grande sete di giustizia, di legalità. Due vite parallele, come le chiama lei. Vive in posto che nessuno conosce, ha un nome che nessuno sa, ma dentro di sé c’è sempre una “Piera” che non morirà mai. Una storia, fatta di sofferenze, di dolori, la sua. Ma anche una storia  di ribellione ad una condizione di vita che non le appartiene. E poi la sua dolce e tenera cognata, Rita Atria, che la segue nella sua voglia di legalità, ma che purtroppo  si toglie la vita. Un giorno Piera assiste, impotente, all’uccisione del   marito, Nicola Atria, boss di un piccolo paese della Sicilia, Partanna. Diventata  dunque vedova di un mafioso, vestita a lutto come imponevano le regole della sua terra, con una bimba di tre anni da crescere  e tanta rabbia dentro, decide di cambiare tutto, grazie allo “Zio Paolo”, come lo chiama lei, il giudice Paolo Borsellino. “ Da quando lo zio Paolo mi ha accompagnata davanti a quello specchio – racconta Piera –  e mi ha ricordato chi ero, da dove venivo e dove sarei dovuta andare, sono diventata una “Testimone di Giustizia”. Sulla  storia di Piera  il giornalista Umberto Lucentini  ha scritto un libro, “Maledetta Mafia”,  presentato  in tutta Italia e che dà un forte segnale di speranza. “Cambiare si può, basta volerlo”, l’incipit.  Una storia cruda,  che comincia quando Piera, sposa Nicola Atria. Solo in viaggio di nozze, appresa la notizia dell’uccisione del suocero, scoprirà veramente chi è suo marito. Farà di tutto per allontanarlo dall’ambiente, sarà picchiata, costretta a  non parlare, pur sapendo. Sa chi sono gli assassini del suocero, sa il nome di tutti i boss che frequentano casa sua e che fanno affari con il marito. Una donna da ammirare, perché ha lottato per salvare la vita del proprio uomo, convincendolo in tutti i modi a dichiararsi spontaneamente in caserma, a parlare, visto che sapeva chi voleva ucciderlo. Ma purtroppo non è riuscita  ad allontanarlo dall’agiata vita “mafiosa”. Dopo la morte del marito, ha detto basta e ha deciso di raccontare tutto, anche sapendo a cosa andava incontro. Vive in un programma di protezione, oggi ha un compagno e altre due figlie. Gira l’Italia, per raccontare la sua storia, sempre scortata dai suoi “ Angeli custodi”, che non l’abbandonano mai, che controllano ogni movimento, che impongono delle regole ben precise,  per il quieto vivere. Piera, infatti, sin da quando è diventata “Testimone di Giustizia”, non può dare confidenze agli estranei, se nella sua vita nasce, nel posto in cui vive, una nuova amicizia, deve subito dare le generalità di quella persona alla sua scorta,  per controllare chi è, chi non è e cosa vuole realmente da lei, soprattutto non può rivelare chi è.“ Non è una vita facile – racconta-  soprattutto non lo è stato nemmeno per Vita Maria, che oggi ha ventiquattro anni e non è il massimo vivere con una nuova identità, lontana dalla tua terra, lontana agli affetti. Da qualche anno, fortunatamente, mi godo i miei genitori, che vivono un po’ da me e un pò da mia sorella che vive in un’altra regione. Loro – continua Piera – mi hanno sempre sostenuta e mi amano più di ogni altra cosa al mondo, come io amo loro. Poi ho un compagno che mi ama, che mi sta vicino e che mi ha sopportato in tutti i miei momenti di sconforto”.Quando agli studenti parla dei mafiosi,  dice loro :“Ragazzi  ricordatevi che la mafia si annida nell’ignoranza, Studiate e non diventate mai come loro”.Una donna sempre in lotta, una vita appesa ad un filo, ma una donna finalmente libera di parlare.“ In fondo – conclude lei ironicamente – non me la passo poi cosi’ male”.