LA POSSIBILE RICONFERMA DI TRUMP E GLI ERRORI DEI DEMOCRATICI

LA POSSIBILE RICONFERMA DI TRUMP E GLI ERRORI DEI DEMOCRATICI

Lo dicono due giornalisti delWashington Post, Greg Sargent e Richard Cohen in due corti editoriali pubblicati martedì 9 luglio. Il primo si sofferma sul discorso fatto qualche giorno da Donald Trump riguardo l’ambiente. Mentendo spudoratamente, ha dichiarato che iproblemi dell’inquinamentosono sempre stati per lui unapriorità. Lo sanno tutti che non è vero: alla dozzina di resoconti redatti dalla sua amministrazione in cui si denunciava un pericolo imminente dovuto alla completa negligenza da parte del team di Trump di occuparsi di ambiente lui rispose: «I don’t believe it», che in italiano si potrebbe tradurre con un bel «fatevi i fatti vostri». Lo sanno anche i muri che Trump ha eliminato molte delle regole pro-ambiente varate daBarack Obamae che si è ritirato dall’accordo sul clima di Parigi. Lo sappiamo tutti che Trump preferisce un’energia non pulita, che i suoi amici sono tutti nell’industria petrolifera, eche ha un debole per ilcarbone. Sappiamo tutti anche un’altra cosa: Trump non dice quasi mai la verità, e il suo discorso sull’ambiente è zeppo di menzogne. Tutte cose, a partire dalle emissioni degli Usa, che si trovano molto facilmente con una semplice ricerca su Google. Quindi perché ha fatto questo discorso? Secondo mister Sargent, l’obiettivo è accaparrarsi i voti indecisi, di quelli che potrebbero votare Trump o un democratico a seconda di come tira il vento: imillenniale le donne che vivono nei sobborghi americani. Sono due categorie che, è vero, alle elezioni dimidtermhanno tendenzialmente votato democratico, ma che si possono convincere facilmente. Sono persone a cui non interessa se quello che dice Trump è vero o no: a loro interessa sapere che finalmente il presidente sta cominciando a pensare all’ambiente in modo serio, anche se è solo unastrategia politica. L’editoriale di Richard Cohen è ancora più spaventoso, perché giustamente si chiede dove sia finita lavoce democratica, impegnata com’è a litigare su temi che poco importano alla popolazione americana, o che la dividono. Si riferisce all’ultimobattibeccotra l’ex vicepresidenteJoe Bidene la candidata californianaKamala Harrissu un argomento molto caldo negli Anni 60: ilbusing. Cinquant’anni fa, infatti, si era pensato che per diminuire ilgapdiapprendimento scolasticotra scuole in quartieri neri e bianchi, si sarebbero dovuto “mescolare” gli alunni: alcuni ragazzi bianchi avrebbero dovuto frequentare istituti al di fuori del proprio distretto scolastico, garantendo ai bambini di colore l’accesso a scuole con più risorse in quartieri prevalentemente bianchi. Questo creò non poco scalpore, e mentre Biden aveva (allora) preso una posizione contraria rispetto al busing, Harris, che è nera e giovane, dice di averne beneficiato. Ne hanno parlato, riparlato e straparlato. Anche se ilbusingora è un problema inesistente e ben poco ha a che vedere con le elezioni del 2020. I democratici poi continuano a insistere sucambiamenti radicaliriguardo laSanità, discorso estremamente importante, ma che più che unire gli americani li divide ancora di più, e permette a Trump di usare quella brutta parola che tanto infastidisce il mondo statunitense:socialismo. Insomma, sembra che strategicamente i democratici stiano facendo di tutto per perdere. Il signor Cohen scrive: «This is a campaign even Donald Trump could win!», «È una campagna elettorale che potrebbe far vincere addirittura uno come Trump». Ecco, ho chiuso i giornali e sono andata a farmi una doccia, per pulirmi da questa orribile possibilità. Manca ancora un po’ di tempo prima delle elezioni, e speriamo che le cose cambino. Ma se continuano così, sarà un disastro totale.