POLONIA: CITTÀ “LIBERE DA LGBT”

POLONIA: CITTÀ “LIBERE DA LGBT”

Un noto gruppo industriale conosciuto a livello planetario ha licenziato un dipendente polacco per aperta “omofobia”. Questo è un esempio di ciò che succede in Polonia nella lotta per “diversità”, “libertà” e “tolleranza”. Solo in questo contesto è possibile collocare la strenua difesa della famiglia tradizionale come fondamento portante della nazione e dello stato sociale, contrastando l’ideologia Lgbt con una battaglia tenace. Ciò sta succedendo in numerose città polacche. Finora secondo il gruppo Campaign Against Homophobia, sono circa venti le zone cittadine dove sono state approvate delle regole che considerano l’ideologia gender una vera minaccia per la società, in grado di distruggere le basi della convivenza civile e religiosa nelle comunità, nelle scuole e sul lavoro. Dall’inizio dell’anno diversi paesi e città hanno deciso di definirsi liberi da l’ideologia Lgbt. Anche il leader del partito governativo cattolico e sovranista Jaroslaw Kaczynski, vicino alla lega italiana, durante i suoi discorsi in occasione delle elezioni europee aveva più volte ricordato come il progressivo allargarsi dei diritti nei confronti degli omosessuali diventino un pericolo per i valori della società civile, e l’istituzione per eccellenza: il matrimonio. Qualcuno si muove sul fronte opposto come Rafal Trzaskowski, il sindaco di Varsavia, che durante il Gay Pride tenuto l’8 giugno in città, ha espresso parole pro Lgbt nonostante le voci fuori dal coro di qualche politico che ha gridato allo scandalo e nonostante l’attività tendente alla discriminazione della polizia. Il sindaco, concedendo il patrocinio alla Parata, nel suo intervento a favore delle persone Lgbt perseguitate, ha anche sottolineato di monitorare tutti i crimini motivati ​​dai pregiudizi nei confronti delle persone Lgbt. La chiesa sotto la lente d’ingrandimento per i fatti di pedofilia, preferisce allinearsi su chi considera gli omosessuali nemici della famiglia e della civiltà, accusando gli Lgbt e chiunque mostri la bandiera arcobaleno una minaccia sociale. Dove la Chiesa cattolica è molto forte le cronache registrano un aumento di pestaggi e violenze nei confronti di gay e lesbiche. La ong Campaign Against Homophobia ha denunciato a più riprese questo atteggiamento contro l’omofobia presente sul territorio nazionale, iniziando dalla Legia, squadra di calcio nazionale che si è presentata con uno slogan contro la pederastia e serpeggia nelle varie città al motto “liberi dall’ideologia Lgbt”. Jaroslaw Jagura, membro dell’organizzazione Fondazione Helsinki per i diritti umani, gli attacchi contro omosessuali, lesbiche, Lgbt in generale violano le norme anti-discriminazione della Costituzione nazionale, anche se esistono delle ambiguità in questo senso. Nella Polonia le persone Lgbt, lesbiche, gay, bisessuali e transgender, hanno diversi diritti rispetto gli eterosessuali. È del 2011 il primo deputato gay e la prima deputata transessuale. L’omosessualità condannata nel periodo della dittatura comunista non è mai stata legittimata da una legge, come invece la prostituzione omosessuale, ma i matrimoni gay sono vietati da una norma della Costituzione della Polonia del 1997 perché il matrimonio è limitato alle unioni tra un uomo e una donna.