UK. THERESA MAY SCONFITTA DAI LORDS SULL’EMENDAMENTO CONTRO IL “FREE MOVEMENT”
DI ALESSANDRO ALBANO (nostro corrispondente da Londra) Londra. Il governo May incassa la prima sconfitta in tema Brexit della sua legislatura. Nella votazione di ieri, la Camera dei Lords ha infatti bocciato la legge in merito, votando contro l’emendamento che impediva la libera circolazione dei cittadini comunitari. 358 i voti a favore delle modifiche; 256 i contrari. Tra questi anche sette conservatori e l’ex ministro Douglas Hogg, che si è unito al Labour party e ai Democratici Liberali nel chiedere riassicurazioni formali per i più di 3 tre milioni di europei già residenti (temporanei e permanenti) nel Regno Unito. Ad aprire il dibattito in aula, è stata la portavoce Labour alla camera dei lords Lady Dianne Hayter, incolpando il governo di non aver agito subito in merito alla questione. “Nel 1985, Lord Kinnock aveva detto al suo partito ‘non si può giocare a far politica con il lavoro delle persone’. Ora, io voglio dire al governo: ‘non si fanno le negoziazioni con il futuro delle persone’”. Adesso la palla torna alla camera dei comuni; dove, in precedenza, la maggioranza aveva votato a favore del disegno di legge. La decisione dei Lords di rimettere tutto nelle mani dei comuni rientra in quello che in Inghilterra chiamano ‘ping pong‘ politico tra le due camere; se i comuni votano a favore, i lords saranno chiamati a votare di nuovo; altrimenti, un eventuale bocciatura della proposta governativa potrebbe significare una pesante sconfitta per la leadership di Theresa May. Da parte sua, Downing Street ha assicurato di trattare la questione come una delle principali all’interno dei negoziati della Brexit. Si è detta poi disponibile a modificare gli emendamenti criticati, per non far slittare ancora la notifica dell’articolo 50 e l’inizio processo della brexit; per altro già annunciato per fine marzo. Di fatto, l’aristocratica camera dei lords ha bocciato una legge fondamentale per il governo May; e ha riassicurato, almeno per un po’, i milioni di europei qui presenti che il Regno Unito può essere ancora casa loro.
