VA SPOSTATO L’ASSE DEL DISCORSO

VA SPOSTATO L’ASSE DEL DISCORSO

Non si tratta di formulare una critica all’editoria contemporanea. Perché si finisce spesso nella recriminazione di chi si pubblica e chi invece no. Chi viene spinto e chi è dimenticato tra gli scaffali. Si tratta di riflettere su quello che sta accadendo al nostro immaginario, al modo di raccontare. Oggi Harold Bloom non potrebbe più parlare di angoscia dell’influenza. Non si è più influenzati dalla tradizione letteraria, ma da fili invisibili che corrono per il web. Frammenti talmente piccoli, da essere quasi sabbia, ciotola di un spiaggia culturale dove si trova di tutto. All’inizio ti sorprendi dei colori e delle forme, poi capisci che non è stato il tempo a fare questo. Ma Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft. È talmente forte questo condizionamento mentale e culturale che ti resta addosso anche se finisci su un’isola deserte senza il web e le applicazioni. Allora vanno riscritti i programmi scolastici. Eliminando questo Novecento letterario diventato inafferrabile. Bastano quattro autori e quattro testi da far leggere e insegnare. Scritti in una lingua che cambia con la nostra storia, e che non è la lingua cristallizzata (in parte) nel Novecento. Dante, Ariosto, Leopardi e Manzoni. “Commedia”, “Orlando Furioso”, “I Canti”, “I promessi sposi”. Non serve altro. Possiamo sospendere per un secolo la confusione del Novecento. Toglierlo per ora dai programmi scolastici. Rinvia a una lingua sfuggente. E ci vuole molta personalità per non riportarlo ai quei frammenti e a quei ciotoli di cui parlavo. Abbiamo consegnato alle grandi multinazionali globali del web tutto, anche la tradizione letteraria, persino i nostri pensieri e il nostro privato. Ora si tratta di rifondarla, con scelte fuori dagli schemi e inedite.