PARTE DA LIONE LA CAMPAGNA ELETTORALE DI MARINE LE PEN CON UN PROGRAMMA “ALLUCINANTE”
Il fine settimana appena trascorso (4 e 5 febbraio) sarà ricordato a Lione ed in Francia, come l’inizio di una campagna presidenziale che definire tumultuosa è un pallido eufemismo. Erano, infatti, contemporaneamente presenti nella “Capitale des Gaules” ben tre candidati: Marine Le Pen, Emmanuel Macron e Jean Luc Mélenchon. Tre candidati che, nell’insieme, rappresentano una profonda frattura nelle dialettiche politiche nazionali e che confermano l’oramai endemica sfiducia dei francesi nei partiti storici di destra, come di sinistra, perché da anni coinvolti in scandali di ogni genere che spaziano dalla corruzione all’appropriazione indebita e perfino alla ricettazione.Ma quel che colpisce è il “credito” che viene concesso al partito di Jean-Marie Le Pen, il padre di Marine e nonno di Marion. Un partito familista, dall’anima xenofoba e la cui evoluzione in termini elettoralistici riporta direttamente agli anni ‘20/’30: epoca in cui la dilagante miseria materiale e culturale portava sull’altare del potere il nazi-fascismo. La presentazione del programma presidenziale di Marine Le Pen, il 4 ed il 5 febbraio uu.ss. a Lione, lasciava supporre, tuttavia, che il radicalismo di alcuni aspetti del suo « progetto » – preferenza nazionale, uscita dall’ euro – andassero a coniugarsi con una « normalità di facciata » e che le parole avessero in qualche maniera « addolcito » i suoi propositi. Ma, stando alle dichiarazioni di un dirigente del “Front National”, la forma “ripulita” di alcuni propositi della candidata – “stiamo preparando un programma di governo” – dovevano rassicurare e non provocare interminabili dibattiti. Pertanto, la candidata del « FN » alle elezioni presidenziali del 2017 non ha rinunciato ad introdurre nel suo programma alcuni elementi destinati ad accontentare i suoi numerosi elettori radicali e che riguardano in primis il tema “immigrazione”. « Quando si decide di installarsi in un Paese, non si inizia violandone le leggi. Non si inizia a reclamare dei diritti», ha esordito la presidente del front National, nel suo discorso di chiusura del meeting, domenica sera. « Non ci sono e non ci saranno altre leggi e valori in Francia, altrimenti che francesi. Tutti coloro che sono arrivati e si sono installati in Francia lo hanno fatto per trovare la Francia e non per trasformarla ad immagine e somiglianza dei loro Paesi d’origine. Se avessero deciso di vivere come a casa loro, sarebbe stato sufficiente che vi restassero.» La « deputata europea », in perfetta posizione di ossimoro vivente, ha anche lanciato strali velenosi contro l’ Unione Europea, affermando « questo sistema europeista tirannico », che sarebbe la causa, secondo lei, di tutti i mali, sia di ordine economico, come in materia di immigrazione.« Restando nella zona euro, hanno distrutto la nostra economia, incrementato la disoccupazione di massa ed hanno dato alla UE lo strumento di pressione per imporci la loro strategia, le inette direttive, i milioni di migranti», ha urlato davanti ai suoi scarsi 3000 astanti nella sala del « Palais des Congrès” di Lione. Peccato per lei, deputata europea tuttora in carica, che ha largamente abusato delle prebende del parlamento europeo, avendo raggirato il “sistema” che lei stessa “condanna”, per oltre 340.000€. E avendo, dal 2010, il suo partito, con papà in testa, fruito di indebiti compensi per i loro “evanescenti assistenti parlamentari”, per un totale calcolato in 7.500.000€. Mentre, altresì, promette di « lottare » contro « le forze del declino», abusando del termine anonimo « loro » e senza mai citare i nomi dei suoi due avversari (Emmanuel Macron e Jean-Luc Mélenchon che organizzavano e tenevano in contemporanea i loro meeting a Lione: il primo al “Palais des Sports” ed il secondo ad “Eurexpo” ), la Le Pen ha lanciato argomenti calibrati su misura per attirare gli elettori di François Fillon, il candidato del partito “Les Républicains”, poiché, secondo lei, ormai smarriti, da quando è scoppiato lo scandalo del “Penelopegate”. Nell’introdurre il suo progetto sul “welfare”, ha anche affermato: « Difenderò il lavoro. Noi vogliamo un Paese che riconosca che la prima misura è quella di dare un lavoro ad ogni francese», mentre affermava anche di voler restaurare la norma che prevedeva gli “straordinari esentasse”, abolita nel 2007 da Nicolas Sarkozy e da François Fillon. Non sono mancate, ovviamente, le continue referenze alle « radici cristiane » della Francia.In una campagna elettorale realmente critica, il « FN » spera di « incarnare » una sorta di « riferimento nazional-popolare ». Sébastien Chenu, uno dei responsabili del partito della famiglia Le Pen ha affermato « Il polo della stabilità, siamo noi. Siamo noi i più solidi», vorrebbe far intendere – e lui ci crede. Nell’elencare i 144 punti del suo programma, Marine Le Pen ha diligentemente estrapolato ogni referenza alla pena di morte ed ha anche « minimizzato » la sua ambizione di « fermare i flussi migratori verso la Francia» – « azzerare l’immigrazione era un’ affermazione un po’ demagogica », riconosceva un “frontista”. La sua candidata – dice – vuole mostrarsi capace di “unire”. Ma all’indomani di questo lungo « week-en politico» , in cui Marine Le Pen ha confermato le grandi linee del suo programma, bisogna guardare la realtà in faccia.Il Front national vuole semplicemente demolire l’Europa. Vuole distruggere tutto quello che – nel bene e nel male – è stato costruito passo dopo passo, da settant’anni: un’opera che non ha certamente poco contribuito alla realtà che consideriamo come una garanzia : un Vecchio Continente finalmente liberato dai demoni che lo hanno più volte devastato. E la Francia è stata uno dei grandi Maestri della costruzione europea, ma per la Le Pen, ovviamente, non ha alcuna importanza.Marine Le Pen si forza a malapena di « banalizzare » un partito che, avendo per anni pescato – sin dai suoi albori, agli inizi degli ’80 – nei vecchi fondali di Vichy, è cresciuto come un partito « anti De Gaulle » per diventare , poi, il partito che più detesta l’Europa e facendone quindi il suo “capro espiatorio”. La presidente del “FN », inoltre, non vuole più tornare sulla pena di morte (a meno che il referendum presente nel suo programma, non proponga il ritorno alla ghigliottina).Preferisce, quindi, a fini prettamente elettoralistici, condannare « la moda dell’epoca del matrimonio omosessuale ». Ma tutto il radicalismo negativo di cui è portatore il « FN » si concentra sulla « diabolica coppia » Europa/Immigrazione che spiegherebbe tutto : disoccupazione di massa, bassa competitività nei settori di punta, assenza di dialettica sociale, modello agricolo inadatto, scuola in declino, ecc. Ma il FN ha però il colpevole designato ed ha la ricetta per sanare tutto: « uscire dalla Unione Europea ». Ora, aldilà della demagogica stupidità delle sue proposte, bisogna, però, esaminare bene le cose. Uscire dall’euro per tornare al franco francese? Sarebbe il ritorno al Franco francese svalutato. Passiamo pure sul crac bancario che ne seguirebbe, ma immaginiamo già la rivolta dei risparmiatori – famiglie e imprese – presi dal panico all’idea di veder precipitare il valore delle loro economie, con un Franco svalutato. Passiamo anche sull’esplosione del debito pubblico che, cambiato in franchi francesi, si suppone debba essere per forza finanziato con tassi di interesse alla greca. Una follia.L’idea che la sovranità monetaria nel 2017 – in una Francia la cui economia è una delle più “mondializzate” – passa dal ritorno felice al franco svalutato è totalmente inetta. Quale potrebbe essere, se dovesse accadere, la reazione dei vicini europei con i quali la Francia realizza circa il 70 % delle sue esportazioni? A loro volta, svaluterebbero la loro moneta? Oppure si ritornerebbe semplicemente all’epoca in cui le svalutazioni competitive in Europa furono fonte di « grande gioia » per i fondi speculativi americani, poiché giocavano a mettere “una moneta contro l’altra armata”?La Francia abbasserebbe il valore monetario delle sue PME e dei fiori all’occhiello delle sue Grandi Imprese, per far realizzare enormi profitti ai fondi speculativi catari o ai giganti cinesi che si precipiterebbero per comprare a bassissimo costo le Società francesi?E’ evidente che il « patriottismo economico » di Marine Le Pen sarebbe ottimo per Wall Street, ma disastroso per la Francia e, a seguire, per tutta l’eurozona. Invece di presentare riforme serie e condivisibili, come sempre, il “FN” e Marine Le Pen vendono “funghi allucinogeni” a cittadini ignari, arrabbiati, smarriti e delusi fin qui da politiche economiche e sociali indegne e Marine trova come unica ricetta per guarire da tutti i mali quella di “uccidere l’Europa”, oltre a chiudere la Francia in un protezionismo paranoico ed oltre a discriminare gli stranieri residenti, come eventuali nuovi. Discrimine sul piano economico: lavoro solo ai francesi; coperture sociali solo ai francesi; alloggi in priorità ai francesi; scuole chiuse per i figli dei nuovi immigrati. Non è un programma, il suo, è una minaccia. Brutale, bestiale, anacronistica e totalmente anticostituzionale. All’immagine di quel tale che in 15 giorni ha tentato di fare dell’America un bunker chiuso al resto del mondo. Solo che Marine Le Pen vive in Francia e qui, malgrado i sondaggi che paiono porla come “preferita” alle elezioni presidenziali, l’imminente, probabile rinvio a giudizio per le beghe giudiziarie di cui è oggetto, insieme a 60 deputati europei, potrebbero farla decadere dalla candidatura prima ancora di arrivare al primo turno delle elezioni.
