RIDUZIONE NUMERO PARLAMENTARI. PAROLA D’ ORDINE: REFERENDUM CONFERMATIVO.

RIDUZIONE NUMERO PARLAMENTARI. PAROLA D’ ORDINE: REFERENDUM CONFERMATIVO.

Nel 2016 ci avevano provato. La riforma costituzionale voluta da Renzi e dalla sua maggioranza prevedevaun ampliamento dei poteri del Governo ed una diminuzione dei poteri degli organi che avrebbero dovuto controllarne l’ attività. Prevedeva la riduzione del numero dei senatori e il dominio della Camera dei Deputati assicurato dal premio di maggioranza. La riforma era naufragata perché i No al referendum avevano ben evidenziato il fatto che si sarebbe corso il rischio di rendere decisiva l’ influenza del Governo nella elezione del Capo dello Stato, dei membri del CSM e anche dei membri della Corte Costituzionale, il rischio che il Premier, sebbene non esplicitamente menzionato negli articoli di riforma, avrebbe avuto implicitamente riconosciuto un potere immenso derivatogli dalla maggioranza alla Camera, dal mancato bilanciamento fra le due camere. La nuova maggioranza giallo_verde ci sta riprovando: ha cominciato il ritocchino costituzionale sin dal febbraio scorso.È da allora, infatti, in atto l’iter per la nuova riforma costituzionale. A maggio la Camera ha approvato in prima deliberazione con maggioranza assoluta, la legge di revisione costituzionale per la riduzione del numero dei deputati e senatori, già approvata in prima battuta anche in senato, appunto, lo scorso febbraio. Secondo la proposta il numero dovrebbe passare da 315 a 200 parlamentari per il Senato e da 630 a 400 per la Camera. E il numero dei senatori a vita dovrebbe essere fissato a 5. Le leggi di revisione costituzionale necessitano, a norma dell’art. 138 della Costituzione, per la loro approvazione, una procedura cosiddetta “aggravata”. Devono essere approvate da entrambi i rami del Parlamento con doppie deliberazioni a distanza di tre mesi l’una dall’altra. Nella seconda deliberazione di ciascuna camera occorre almeno che sussista la maggioranza assoluta. Se nella seconda deliberazione già si ottiene la maggioranza ” qualificata” cioè i due terzi di ogni ramo, la legge di revisione passa e deve essere immediatamente promulgata. Se si raggiunge, invece, solo la maggioranza assoluta, la legge deve essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. A quel punto possono verificarsi due ipotesi: la prima è che entro tre mesi dalla pubblicazione venga chiesto un referendum costituzionale da un quinto dei membri di una Camera, da 500mila elettori o da cinque consigli regionali, la seconda è il decorso dei tre mesi senza alcuna richiesta referendaria. La legge, quindi, potrà essere promulgata se supera il quorum del referendum confermativo o se passa il tempo senza richiesta di referendum. Archiviata la prima deliberazione di entrambe le camere del Parlamento si è giunti, adesso, alla seconda che deve avere il placet di entrambi i rami. Pochi giorni fa il Senato in seconda lettura ha approvato la proposta di legge di modifica della Costituzione che riduce il numero dei parlamentari. I sì alla modifica sono stati 180 , i no 50, non ci sono stati astenuti. Bastava la maggioranza assoluta. Ma la maggioranza giallo _ verde non è stata sufficiente. Decisivi, pertanto i 15 sì di Fratelli d’Italia. Da segnalare che sarebbe bastato il voto al Senato di 161 senatori. Hanno votato in 180 che è maggioranza assoluta ma non è l’auspicata maggioranza qualificata dei due terzi dei rappresentanti. Archiviato, quindi, il terzo via libera alla riforma. Il testo, senza alcun emendamento, adesso passa alla Camera per la quarta ed ultima deliberazione. La discussione in merito è prevista per Settembre. Non avendo ottenuto al Senato, però, la maggioranza dei due terzi, in base alla norma prevista dall’art. 138 della Costituzione, la proposta non diventerà de plano norma da promulgare. Dopo la votazione alla Camera potrà essere entro tre mesi sottoposta a referendum confermativo. Solo ove non venisse richiesto il referendum, il decorso dei tre mesi comporterebbe l’adozione delle norme modificate, ciò accadrebbe anche qualora il referendum chiesto ed espletato desse esito confermativo. La motivazione principale addotta per la riforma è la riduzione dei costi dei parlamentari. Esperti sostengono, tuttavia, che per ridurre davvero i costi della politica sarebbe stato sufficiente tagliare pensioni e vitalizi ai parlamentari. Fanno notare, peraltro, come, ancora una volta, una riforma costituzionale viene proposta in stretto rapporto con la legge elettorale. In silenzio, infatti, è stata approvata qualche mese fa la legge elettorale denominata, Rosatellum ter . Nuova legge elettorale che trova in Calderoli, già estensore del ” porcellum” uno dei redattori del nuovo testo che entrerà in funzione automaticamente appena passerà la riforma. Viene da osservare: ancora una volta una riforma costituzionale strettamente connessa con una legge elettorale atta a garantire maggioranza schiacciante in parlamento. Perché aspettare la riforma costituzionale per far divenire operativa la legge elettorale, promulgata, peraltro, prima della definitiva approvazione della riforma? La nuova legge elettorale passata con il voto favorevole di Lega e M5S,mantiene il sistema misto proporzionale-maggioritario della precedente normativa. Per renderla applicabile al futuro, quindi alla auspicata riforma costituzionale, sono stati modificati i seggi da attribuire nei collegi uninominali. Questi seggi saranno assegnati in rapporto al numero dei parlamentari. Si mantiene la proporzione tra i seggi assegnati con il maggioritario e quelli assegnati con il proporzionale. Con il Rosatellum si porterà la soglia di sbarramento al 5 per cento alla Camera e almeno il doppio in Senato, con buona pace della sopravvivenza dei partiti minori. L’agone elettorale vedrà contendersi la maggioranza parlamentare a pochi partiti che si spartiranno, così, i rappresentanti. Non si migliora attraverso questi sistemi una struttura democratica, la si menoma. Se passa questa riforma costituzionale, secondo costituzionalisti e tecnici, il Parlamento diverrà solo un mero ratificatore di provvedimenti già confezionati. La riduzione dei deputati e dei senatori insieme a questa ennesima legge elettorale sgombera il cammino verso un vero e proprio accentratamento delle decisioni, di appannaggio quasi esclusivo dell’esecutivo, fino al rischio non peregrino di ribaltare l’assetto istituzionale sancito dalla nostra Costituzione. Il perfetto bilanciamento fra le due Camere, voluto dai padri costituenti nasceva proprio dalla esigenza di tutelare in ogni suo aspetto e funzione la rappresentatività e, conseguentemente,la tenuta democratica dello Stato. La sinergia fra legge elettorale e riforma costituzionale porterebbe , e questo è l’allarme più accreditato fra le forze di opposizione e critici della normativa, alla preclusione in diverse regioni di una significativa rappresentanza dei territori più piccoli, delle regioni più piccole. Assottigliandosi il numero di rappresentanti, i territori più piccoli ne avranno di meno. Dopo l’autonomia differenziata questo sarebbe un altro duro colpo alla tenuta unitaria e democratica del paese . Forse all’inizio a motivare la scelta di riduzione dei parlamentari fu la spinta ideologica anticasta. Oggi, dinanzi alla razionale prospettazione di altre possibili soluzioni , molti , invece, vedono in questo accanimento, la esclusiva volontà di assicurare lunga vita a questo esecutivo. Pare che nessuno voglia, di fatto una crisi di governo. ” L’approvazione definitiva della modifica costituzionale dovrebbe avvenire entro luglio (Senato e Camera) ma se non otterrà i due terzi dei voti, che non consentirebbero il referendum costituzionale, questo ci sarà tra fine anno e primavera 2020. Se la maggioranza perde il referendum va a casa, ma se vince avrà bisogno di tempo per definire i nuovi collegi, come è previsto dalla nuova legge elettorale e quindi prima del 2021 il voto non è possible. Quindi la modifica della Costituzione è un modo per fare durare questa maggioranza e questo governo per almeno due anni”( Alfiero Grandi) Si teme una rappresentanza di meri yes men asserviti ai segretari dei maggiori partiti . Ancora una volta sembrerebbe un pasticcio all’italiana. “Con il combinato fra taglio dei parlamentari e Rosatellum la Lega potrebbe avere una maggioranza parlamentare pressoché blindata, paragonabile a quella di Berlusconi del 2008, con alleati del tutto subalterni”.Questo è il giudizio dato dal Coordinamento per la Democrazia Costituzionale sulla legge costituzionale approvata in seconda lettura al senato. Il Coordinamento allerta sin da subito i cittadini italiani affinché si attivino per la richiesta di referendum confermativo subito dopo il quarto e definitivo passaggio della riforma alla Camera previsto per Settembre. “Quel che è certo è che la riforma «semplice» che porterà l’Italia ad avere il rapporto più basso d’Europa tra popolazione e rappresentanti, è «uno spot che realizza un attacco al parlamento»( senatore Dario Parrini , PD ). La palla adesso ai cittadini che, attraverso gli strumenti messi a loro disposizione da quella Costituzione che a più riprese si vuole violentare, possono e debbono avere l’ ultima parola.