SERENITY. MCCONAUGHEY SEXY IN UN THRILLER ROMPICAPO

Matthew McConaughey at his best, secondo le signore, spesso a torso nudo ma anche in integrale, è il comandante di un cupo thriller di mare che fa un po’ acqua da tutte le parti, eppure Matt ce la mette tutta per tenere saldo il timone, e gigioneggia a forza nove mentre la trama si complica fino all’inverosimile (ma poi che cosa è vero davvero?). Il solitamente abile regista/sceneggiatore britannico Steven Knight (Locke,La promessadell’assassino,Piccoli affari sporchi) ha forse presunto troppo da se stesso mescolandoAcque del SudconI diabolici,Shutter IslandeIl sesto sensoconBrivido Caldo, e aggiungendo all’intruglio persino un po’ di Shakespeare. Dunque.Serenity – L’isola dell’ingannoparte come film di mare e d’avventura virile nell’isola sperduta di Plymouth (è Mauritius, in verità), dove Matt noleggia la sua imbarcazione per la pesca e ha l’ossessione di una Moby Dick dei tonni.Ma la storia diventa presto un ‘tre su una barca e uno non ritorna a casa’ quando appare sul molo la donna fatale del passato di Matt (Anne Hathaway), che gli offre dieci miliardi cash se le fa fuori il marito sadico, pure lui all’isola a pescare. Matt ha un motivo in più per dir di sì: aver lasciato sulla terra ferma, inspiegabilmente (e questo è un buco del film), il figlio avuto da Anne, il quale vive nell’eterna nostalgia del padre, attaccato al computer come il più cocciuto degli hikikomori. Questa la traccia su cui Knight svolge il suo tema a un tempo rozzo psicologicamente e pirotecnico nelle svolte narrative. Di Matt abbiamo detto: si gode per una volta il fascino della maturità senza distruggere il suo fascino, perdere 20 chili o tutti i capelli del ciuffo, tipo inGold. Anne Hathaway, però, non riesce a essere fatale in stile Lauren Bacall neppure vestita a puntino col cappellone di paglia, con lo sguardo maliardo e le labbra perennemente imbronciate. Gli altri fanno bene i caratteristi fingendo di credere alla trama. Se fate un piccolo sforzo e ci credete un po’ anche voi, portate via due ore di intrattenimento cerebrale pur se troppo sofisticato (adulterato) nelle sue complicazioni.