CI LASCIA LINDSAY KEMP, GENIALE ARTISTA POLIEDRICO CHE HA RIVOLUZIONATO IL MONDO DELL’ARTE

CI LASCIA LINDSAY KEMP, GENIALE ARTISTA POLIEDRICO CHE HA RIVOLUZIONATO IL MONDO DELL’ARTE

“Non ho mai camminato per strada, ho sempre ballato. Trovavo che danzare fosse molto più piacevole che camminare. Ho avuto qualche problema mentre ero nell’aeronautica, perché invece di marciare, danzavo.”Così parlava di sé Lindsay Kemp in un’intervista rilasciata alla BBC nel 2016. Difficile rinchiudere ciò che era in un’unica definizione: mimo, ballerino, coreografo, attore, regista, Kemp era un Artista con la A maiuscola. Ci ha lasciati oggi, nella sua casa di Livorno, dopo 80 di vita e decenni di brillante carriera. L’Italia era la sua patria, anche se non vi era nato, e si sentiva invece straniero nella sua terra Natale, Cheshire, nell’isola di Lewis, in Inghilterra. “In Inghilterra non amano molto i tipi artistici, o almeno non quando ci sono cresciuto io, negli anni Cinquanta. Quindi ero un po’ solitario. La gente mi vedeva e mi chiedeva: ‘Sei un uomo o una donna?’. Ma non sono effeminato e non mi muovo nemmeno in modo effeminato, niente di tutto questo. Semplicemente c’era qualcosa in me che le persone percepivano come piuttosto diverso”. E si sa, il diverso genera sempre diffidenza. Anche ai giorni nostri.Fin dall’infanzia si avvicina alla danza, nonostante le opposizioni della madre (unico genitore), che si convince però che l’idea di fare il ballerino non è poi tanto male quando il figlio riesce a scampare il servizio militare facendosi credere pazzo (poiché danzatore, ovvio). All’età di 16 anni prova l’audizione per la Royal Ballet School. Il verdetto: “La consideriamo sia fisicamente che caratterialmente inadatto alla carriera di ballerino”. Quanto si sbagliavano! Nel 1956 viene accettato alla Rambert School, ma qualche tempo dopo viene “buttato fuori, senza una spiegazione”. Pare che la sua carriera come ballerino non voglia decollare: anche al “London Festival Ballet” (attualmente “English National Ballet”) ha vita breve. Finalmente nel 1962 la svolta: fonda la sua prima compagnia di danza, la Lindsay Kemp Dance Mime Company, che gli dona la fama nel 1968 con la produzione di “Flowers”, creato con 500 sterline lasciate in eredità dalla zia. “Flowers” unisce il teatro danza, la pantomima, il balletto, in qualcosa di assolutamente originale (che può piacere o meno).“Sicuramente era una creatura poliedrica, splendida, brillante, sempre ispirata, un genio… ma gli ho insegnato io come muoversi”. Così parlava di David Bowie, sua musa e amante per vari anni, con il quale pare abbia avuto un rapporto quasi di amore-odio. “La mia storia con Bowie è lunga e drammatica, di solito non amo parlarne. Quando lo faccio la reinvento un po’ come voglio, ricordandomi solo i momenti più belli”, raccontava Kemp.Ma David Bowie è stato solo uno dei grandi nomi che hanno incrociato la strada di Kemp: Kate Bush, Rudolph Nureyev (conosciuto nel set di “Valentino”), Mick Jagger, Peter Gabriel… e la lista continuerebbe per molte righe.Addirittura il nostro Federico Fellini, che venne snobbato: il regista desiderava che Kemp partecipasse al cast per la produzione di Casanova nel 1976, ma lui scomparve e non si presentò. “Il direttore del casting disse che ero stato l’unico attore ad avergli mai dato buca (a Fellini, ndr)”.Tra i suoi maestri niente meno che Marcel Marceau, uno dei più grandi mimi di tutti i tempi. Kemp, nonostante il curriculum di tutto rispetto, aveva dei momenti di debolezza, che rendevano quelle lacrime da Pierrot un po’ più reali. Nascondeva forse le sue insicurezze dietro ad una fortissima autoironia e un’apparente arroganza nell’affermare le sue capacità, ma la sua fragilità veniva fuori quando rilasciava dichiarazioni come questa: “Gabriel Garcia Marquez ha detto che sono il poeta silenzioso migliore del mondo. Devo ricordarmelo di tanto in tanto quando mi vengono dei dubbi”.Negli ultimi anni era ancora attivo e coinvolto in vari progetti: avremmo dovuto vederlo il 12 settembre al Teatro Sociale di Como come ospite d’onore. Con lui se ne va un grande innovatore, un amante dell’arte e della danza, e un pezzo di storia.