AIUTIAMOLI A CASA LORO: IL SUD NON PIÙ MERCATO DEL NORD
SE CONTE, IL M5S FANNO PASSARE IL PRINCIPIO DEI DIRITTI “DIFFERENZIATI”, GIÙ IL GOVERNO E NUOVO SOGGETTO POLITICO Vogliono i soldi, non i conti e non interessa sapere a chi, a cosa vengono sottratti, purché vadano nelle loro tasche: tutto qui il Regionalismo differenziato, per chi non lo avessero ancora capito o fingesse di non capirlo (il Pd, per esempio, indistinguibile al Nord dalla Lega e inesistente per colpa, per ignoranza, per vigliaccheria al Sud, salvo tardivi ma benvenuti strilli che non si traducono in azione politica nel partito). Il capo del governo Giuseppe Conte ha appena bloccato lo devastazione del diritto alla scuola, per via razzista “regionalizzata” (scuola per i ricchi, con i migliori docenti, più pagati e frequentata anche dai rampolli delle famiglie facoltose delle regioni povere; e scuole per i poveri con quello che resta, se resta; e se no, il ministro leghista all’Istruzione Buffetti dixit, mentre loro fottono più soldi, ci mettessero “più impegno”, a Sud. Tanto sul mercato sono pronti all’uso i Tito Boeri capaci di dire che “il potere di acquisto di un insegnante a Reggio Calabria è il doppio di quello di un insegnante al Nord” e terroni “scrittori prezzolati”, diceva Gramsci, capaci di tirar dentro per buoni i dati Invalsi che provano che il terrone non è sapiens). SULL’AUTONOMIA DI RAPINA, NESSUNA MEDIAZIONE. LA SOLA RISPOSTA È NO I dettagli non si conoscono. E conviene essere prudenti nel giudizio, anche se Zaia e Fontana, presidenti leghisti delle regioni arraffatutto, gridano al tradimento (in effetti è una vera schifezza che il derubato opponga resistenza!). Ma pur se la cosa fosse ben fatta, non rassicura, perché la questione non è salvare la scuola e far passare qualcos’altro, calcolato sulla “spesa storica”, ovvero come è andata sinora. La spesa storica è quella che ha dirottato quasi tutte le risorse nazionali a Nord, lasciando il deserto al Sud. Non se ne parla nemmeno! E proprio la spesa storica che va demolita. La spesa deve essere equa o non vale più la pena tenere in piedi uno Stato razzista. Meglio da soli. Se si accetta il principio che possano esistere cittadini di serie A e di serie B in un Paese a diritti “differenziati in proporzione al reddito regionale, l’Apartheid ha vinto. Si trattasse anche solo del diritto al colore delle garze quando si viene curati, se il principio del “chi più, chi meno” diviene costituzionale, legge, norma di Stato, è Apartheid. Poi, è solo questione di ampliarne di volta in volta, ampiezza e campi di applicazione, quale prezzo di trattative politiche, sino a che si prenderanno tutto (c’è l’esempio della Provincia di Bolzano: ti do i due voti che mancano alla tua maggioranza, ora, e tu mi trasferisci questi poteri o mi incrementi queste percentuali, per sempre; ti candido la Boschi e l’autostrada diventa mia…). Non c’è via di mezzo. Conte non pensi a questa mediazione per accreditarsi capo dei suoi vice e non più vice dei suoi vice. Non c’è carriera personale o durata di governo (con la Lega, poi…!) che valga la distruzione delle basi minime di decenza della ragione di esistere di un Paese. L’Apartheid c’è già di fatto, stampato sul territorio, nel linguaggio, nell’opinione comune (nordici e sudici) e tradotto nell’azione discriminatrice dello Stato, ma è contro la Costituzione scritta e a quella ci si può appellare. ANCHE LA CORTE DEI CONTI: NO ALL’AUTONOMIA, SENZA DIRITTI UGUALI PER TUTTI La Sezione delle Autonomie della Corte dei Conti, infatti, alla Commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo ha chiarito che: «Lo stesso art. 116, comma 3, nel prevedere che le forme di autonomia rafforzata debbano essere coerenti con i principi dell’art. 119 della Costituzione […] non sembra consentire una diversa modalità di finanziamento delle materie aggiuntive né la loro sottrazione al meccanismo di perequazione interregionale». Significa che l’autonomia non può consentire che le Regioni usino le proprie risorse (e sul “proprie” ci sarebbe da dire l’iradiddio), per aumentare il divario fra ricchi e poveri. La Corte dei Conti insiste che prima vanno definiti i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), i diritti civili e sociali e i fabbisogni standard, da assicurare a tutti ovunque vivano. Lo prevede persino la legge leghista fatta passare da Calderoli (42/2009) e rimasta lettera morta. Mentre, secondo la Corte, «il richiamo al principio di uguaglianza di cui all’art. 3 della Costituzione comporta che, almeno per le prestazioni essenziali ai cittadini, siano garantite su tutto il territorio nazionale pari condizioni in termini di accesso, qualità e costi». Ma le Regioni autonomiste considerano un atto ostile alla loro rapina programmata l’idea della Corte dei Conti di voler valutare se la porcata si può fare o no; se ce ne sono le risorse o no; se farà saltare il bilancio dello Stato e lo stesso Stato, o no. Immaginate di essere in una famiglia in cui da sempre si chiede solo ad alcuni figli di sacrificarsi per permettere agli altri di laurearsi o aprire un negozio, così “poi tutti staremo meglio”. E avanti così, sino a quando i primi sono in miseria (devono curarsi male e poco, i figli costretti a rinunciare a studi più approfonditi, hanno case peggiori, auto modeste, prof che li pigliano per il culo dicendo che il loro potere d’acquisto, in realtà è “doppio”). A quel punto, i parenti arricchiti a spese altrui cominciano a dire: il mio è mio, non ti ho tolto nulla, sei tu che non ti dai da fare. E inventano l’Autonomia differenziata. Il saccheggio del Sud cominciò a essere chiaro già da pochi anni dopo l’annessione a mano armata; e continuò con la forza del potere della politica squilibrato a Nord. Le menti più nobili del tempo (da Fortunato, a Nitti, a Dorso, a Ciccotti, a Salvemini) lo dissero: costruiscono la loro fortuna a nostro danno, ne dimenticheranno l’origine e la diranno frutto del loro maggior merito, addebitando l’altrui disagio (da essi provocato) a incapacità, o “atavismo criminale” lombrosiano, o qualsiasi altra cosa, tranne alla vera ragione. E vale ancor oggi; ma se lo dici, sei il solo terrone che cerca autoassoluzione, confermato da truppe cammellate culturali di complemento. E ti lamenti sempre. PIÙ ACCHIAPPANO, PIÙ SOTTRAGGONO AGLI ALTRI, PIÙ SI LAMENTANO E CHIAMANO GLI ALTRI LAMENTOSI Osservazioni che non trovi dinanzi alle lamentele degli arricchiti alle spalle del resto del Paese, perennemente insoddisfatti e “penalizzati” dall’entità del bottino. In quel caso, non si tratta di autoassoluzione. Tav, tangenti, opere inutili e persino dannose, ma costosissime, ma si “devono fare”: niente da dire. Si pretende e basta. Expo che ci costa 15 miliardi alla Lombardia, per un deficit di centinaia di milioni, parcheggi vuoti, capannoni non finiti a nove anni dalla decisione? “Un successo”, per definizione e diritto geografico. Mose, le mazzette più grandi sempre per un’opera sgangherata, nata morta, che non funziona? Zitto e mosca. Pedemontana lombarda opera più costosa di sempre a Km (quasi 60 milioni) e doppione di un’altra inutile (Brebemi): niente da dire? Pedemontana veneta che passa su discariche ed ha gallerie poco sicure, materiali scadenti? Bravi a prescindere. Presidenti di Regione in galera, un pregiudicato al governo, cogestione mafiosa di una fetta rilevante delle aziende del territorio? Infiltrazioni (la magistratura dice il contrario). Chi è che si autoassolve? Chi è che si lamenta sempre, chiagne e fotte? E ora l’Autonomia: ai saccheggiatori padani non importa che non si possa pretendere di attingere alla cassa comune, senza prima sapere quanto costano le cose che, sia pure a su base regionale e non nazionale, si devono finanziare (sanità, scuola, trasperti…). Vogliono i soldi, punto. E poi che succede: restano risorse per forze armate, giustizia, sicurezza e tutte le altre cose che fanno un Paese? Non sono cazzi loro: vogliono i soldi e definiscono “loro” tasse, anche quelle che tali non sono. LA LEGA HA PROMESSO LA LUNA, MA ORA CHI CI HA CREDUTO LA VUOLE DAVVERO La Lega ha promesso tutto, l’impossibile, ha dichiarato “diritto padano” ogni pretesa, prepotenza e follia, e adesso non può dire che non si può fare. Ma non ci sono i soldi! Per noi padani ci devono essere. Si spacca il Paese! Cazzi vostri. È anticostituzionale! Abbiamo costituzionalisti nostri che ci dicono che si può. E così via. Hanno cominciato sparando cazzate; ma ora chi ci ha creduto le vuole davvero. Ma “gli altri” si sono stufati. Lo ripeto: la spesa deve essere equa o non vale più la pena tenere in piedi uno Stato razzista. Meglio da soli. Se questo governo, il M5S, Conte, fanno passare il principio dei diritti “differenziati” (e non ci provino nemmeno con le “perequazioni” che, lo si è visto con il federalismo tradotto in pratica, diventano occasione e strumento di ulteriori sperequazioni), l’unica possibile risposta è: lotta a tutto campo, chiamata alla responsabilità dei parlamentari del Sud (sono quasi metà del totale: voteranno contro la propria gente e la decenza o no?), creazione di un’area politica che raccolga transfughi e nuovi protagonisti, per far cadere questo governo e operare su un solo dettato: “Alla pari, o da soli”. Equità o secessione. E cominciamo da subito, facendo in modo che le aziende del Nord smettano di avere il Sud come mercato e colonia: aiutiamoli a casa loro. Fuori dalle palle!
