LA DIFFUSIONE DEL TIFO NON SOLO NEL CALCIO

LA DIFFUSIONE DEL TIFO NON SOLO NEL CALCIO

DI CLAUDIO VALERIIl tifo è una grave malattia infettiva ancora diffusa nei Paesi in precarie condizioni igienico -sanitarie. Si cura con gli antibiotici e non provoca più la mortalità di un tempo. Il tifo calcistico non sempre è una malattia, ma quando si manifesta come “tifo contro” lo può diventare. Non sono stati ancora trovati antibiotici efficaci per la guarigione da questo stato mentale che talvolta provoca gesti stravaganti, manifestazioni di violenza, anche con armi, ordigni di variotipo e lanci di motorini, eloquio portuale, scritte inneggianti alle qualità morali della altrui genitrice e vaffa….a prescindere. Non voglio dire, banalmente, che i vecchi tempi erano migliori, ma credo che il livello delle tifoserie di questi nostri giorni accompagnino coerentemente la caduta culturale e solidale della nostra società. Per cui, anche se non inviterei a cena un tifoso ultrà o un ultras (scegliete voi), vorrei dire che la colpa è più diffusa e che il fenomeno mi pare sia anche conseguenza del tifo ultrà a cui possiamo assistere guardando un talk show politico o un diverbio tra automobilisti, maschi e femmine, davanti a un parcheggio, ad un semaforo o nel corso di un sorpasso. Ci sono molti più laureati di un tempo, ma la cultura è precipitata in fogne comuni, ormai considerate punti di riferimento. E nessuno si vergogna, anzi raddoppia. Allo stadio si manifesta odio senza pensare alle conseguenze, in politica si vorrebbe riscrivere tutto senza conoscere l’alfabeto. Cina e India ci compreranno anche le mutande che portiamo mentre noi siamo distratti ad urlare contro qualcuno. E’ la vecchia guerra tra i comuni, tanto cara agli imperi.