PASTORI SARDI: LA VERTENZA LATTE? DOPO 5 MESI NON E’ CAMBIATO NULLA

PASTORI SARDI: LA VERTENZA LATTE? DOPO 5 MESI NON E’ CAMBIATO NULLA

Sono passati più di cinque mesi dal 6 febbraio scorsoquando da Villacidro, ameno centro ai piedi del monte Linas, a 40 Km da Cagliari, ebbe inizio la vicenda che nel giro di pochi giorni si sarebbe trasformata nella‘protesta del latte’ dei pastori sardi. “Dopo cinque mesi non è cambiato nulla”, dicono i diretti interessati. Pronti a dare vita a nuove forme di protesta.Una protesta che allora colpì nel segno. Ma che non ha portato a casa nessuna delle richieste avanzate. Le immagini del latte sversatosulla statale Carlo Felicefecero il giro non solo dell’Italia ma dell’Europa intera. Seguirono blocchi stradali, scuole chiuse e manifestazioni di solidarietà in tutta l’isola che per oltre un mese si vestì di bianco tra striscioni e lenzuola appesa ai balconi con la scritta#iostoconipastori. Erano atti di ribellione contro l’irrisorio prezzo calcolato in 55 centesimi al litro dai cosiddetti ‘trasformatori del latte’. Ovvero caseifici e industriali del formaggio, il pecorino sardo.Uno sfregio che non ripagava neanche in parte il duro lavoro dei pastori, tanto vale buttarlo, si dissero. ‘L’onda bianca’fu subito cavalcata dalla politica.A ergersi a paladino degli allevatoriil ministro tuttofare, con la felpa dei 4 mori, per essere ‘sardo tra i sardi’, in quei giorni alla ‘conquista’ della Regione Sardegna e che a breve avrebbe issato la bandiera leghista sul balcone del Palazzo della Regione.“Risolverò la faccenda in 48 ore”promise. Aggiungendo che si sarebbe arrivati al pagamento di 1 euro al litro. Si avviò una trattativa estenuante con le parti interessate. Ne parlammo con Efisio, villacidrese doc epastore sin dall’età di 17 anni. Ci raccontò le mille difficoltà del mestiere e i timori che la trattativa in corso non andasse per il verso sperato perché con la politica non si è mai certi di niente. Niente di più vero, visti i risultati. A metà marzo la crisi sembrava essere rientrata, con la firma di un accordo tra i pastori e i rappresentanti del governo, che avrebbe garantito un aumento dei prezzi di vendita del latte. Fissata temporaneamente a 74 centesimi per poi aumentare, fino ad arrivare al sospirato euro, dopo la vendita del formaggio. Ma le promesse, soprattutto se fatte dal politico di turno, sono rimaste tali.Non solo.Per 14 pastori‘rei di aver manifestato il proprio disagio sociale nei confronti di una politica assente di una burocrazia al limite della legalità e di un sistema produttivo che schiaccia i pastori imponendo prezzi stracciati sia per il valore del latte che per il valore degli agnelli’sono arrivati, il mese scorso, gli avvisi di garanzia con obbligo di dimora. E’ la beffa delle beffe sostiene Felice Floris, leader del Mps (Movimento pastori sardi). “La politica ha cavalcato la questione, non in maniera scientifica e cercando soluzioni al problema, ma solo all’interno di una visione elettorale”, denunciano oggi i pastori che si sentono usati a fini elettorali per il proprio tornaconto. “Siamo pronti a tornare in piazza:cambiare il prezzo al litro e azzerare i vertici dei Consorzi per riproporre un nuovo sistema di attribuzione delle quote latte”, i prossimi obiettivi. Facendosi ascoltare da chi di dovere, stavolta, giurano. Perché il pastore sardo non si arrende