POTERE AL POPOLO È DONNA. E NON È UNO SLOGAN

Potere al Popolo è donna! E non è uno slogan… Stavo seguendo le amministrative e mi sono accorto di una cosa. Nei due comuni capoluogo dove andiamo al voto in coalizione, Firenze e Livorno, abbiamo presentato come capilista due donne, Francesca Conti e Aurora Trotta. Un bel caso, mi sono detto. Poi ho visto chi abbiamo presentato come sindaco nei comuni più grandi, come Tivoli e Aversa, e ci ho trovato altre due donne, Elisabetta Canitano e Teresa La Vedova. A quel punto mi sono incuriosito e sono andato a vedere la composizione delle nostre liste, nei comuni più grandi come in quelli più piccoli, e ho trovato altre candidate a sindaco donne, capilista donne etc. Il fatto mi ha colpito perché in questi mesi non ho mai perso né una mail né una riunione del Coordinamento Nazionale e non ricordo una sola volta che sia partita dall’alto questa indicazione. Certo, sin dall’inizio di questo percorso abbiamo voluto “fare tutto al contrario” e quindi la predominante è stata il femminismo. Le donne sono state protagoniste indiscusse, non solo perché è stata scelta Viola Carofalo come portavoce, non solo perché erano di più nelle candidature elettorali, negli snodi organizzativi… Ma, dando noi centralità alle assemblee territoriali, mai ci siamo detti: dobbiamo imporre questa candidatura. Eppure, spontaneamente, è successo che le assemblee hanno scelto delle donne a rappresentarci. Certo, è lo spirito del tempo. Nonostante Salvini e i Congressi della Famiglia, la società sente ormai che non può fare a meno di questo contributo. Peraltro, dopo 10.000 anni di fallimentare patriarcato che ci è costato guerre, repressione sessuale, sottomissione, davvero viene voglia di provare “il secolo delle donne”. Ma è vero che in politica e nei posti di potere molti ancora fanno resistenza. Allora non posso che essere contento che Potere al Popolo sia spontaneamente sintonizzato con “il movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti”. Perché questa presenza femminile, più di molte altre cose, è garanzia di futuro. Come un’organizzazione è popolare non se parla del popolo “da fuori”, ma se è fatta dal popolo, se è radicata nel popolo, se è sintonizzata con i suoi bisogni, con i suoi problemi e i suoi modi, così un’organizzazione è femminista non se l’8 marzo si ricorda delle donne, o se le tiene in un ghetto a parlare delle cose loro, ma se è fatta da donne, se trova naturale analizzare ogni problema – un licenziamento, una riforma del Governo, un provvedimento di austerità – dal punto di vista delle donne, su come ricade sulle donne e su come amplifica o diminuisce la differenza fra i generi. “Potere al Popolo! è donna” non è uno slogan, non è una facciata, non è una generica sensibilità, è un fatto carnale a cui dobbiamo sempre più metterci all’altezza col pensiero.