SE SI PUÒ DIRE “TROIA” IN TV, STIAMO MESSI MALE

SE SI PUÒ DIRE “TROIA” IN TV, STIAMO MESSI MALE

DI CLAUDIA SABAUn uomo che si permette di dire “troia” a una donna, in un programma televisivo, non è un uomo.E un conduttore che continua imperterrito a lasciarlo parlare invece di chiudere l’audio e silenziarlo, non è un conduttore.Resto basita nel constatare che non è servito a nulla lottare, cercare di cambiare una certa cultura maschilista che vuole una donna, mamma o puttana.No, non è servito proprio a nulla.Una donna, anche la peggiore al mondo, non va mai offesa e oltraggiata.Soprattutto in un programma tv, dove il conduttore ha il dovere di tutelare i suoi ospiti. Tutti, nessuno escluso.Dovrebbe essere vietato, a certi personaggi, di esprimersi in maniera così violenta.E, in caso contrario, messi elegantemente alla porta.Perché mettere una donna in difficoltà, umiliarla, denigrarla, urlarle contro tutta la rabbia possibile, è farla sentire uno zero.È violenza verbale, violenza di genere.Contro il genere femminile.E la violenza, in ogni sua forma, non può essere accettata in nessun caso.Va combattuta e messa al bando.Soprattutto in tv.