GIORNALISMO MULTIDIMENSIONALE E TRASPARENZA, O QUANDO LE FONTI PARLANO DA SOLE
La Rete può essere un eccellente strumento per aumentare il grado di “trasparenza” del giornalismo quotidiano. I siti web di testate tradizionali potrebbero diventare, tra le altre cose, il luogo dove i lettori che lo desiderino trovino i materiali di supporto, la documentazione che sottende una inchiesta o altro: testi integrali di interviste importanti, tabelle complesse, documenti originali in facsimile, descrizione delle fonti. Non si tratterebbe di materiali essenziali per la comprensione del testo originale (solo in pochi, probabilmente, li leggerebbero), ma la loro esistenza fornirebbe alla testata una credibilità maggiore perché il lettore potrebbe andare a verificare di persona — chessò — in che modo è stata tagliata o decontestualizzata una intervista. Ieri un gentile collega di Sat2000 mi ha intervistato per una trasmissione sui blog del programma “Al Top libri” in onda questa sera alle 21:30 con la presenza della blogghista, collega ed amicaLoredana Lipperini. (…) ho anche proposto – e Sat2000 ha accettato – di provare a “ibridare” un po’ l’evento: loro mi hanno intervistato, monteranno l’intervista secondo la loro sensibilità professionale e ne mostreranno,télé oblige, un paio di minuti al massimo; anche io ho registrato tutto in audio con il mio microfonino da pc (euro 5) e lo pubblico integralmente. Non si potrebbe fare cosa analoga sui siti delle grandi testate (o sui blog dei grandi giornalisti) anche per interviste e inchieste di maggiore momento che non le chiacchiere del sottoscritto? C’era un tempo in cui l’intervistato era alla mercè dell’intervistatore. Era quel tempo antico in cui l’intervistato (la “fonte”) non aveva strumenti diretti di comunicazione, quel tempo in cui solo i media – e i giornalisti che lavoravano per loro – potevano raccontare qualcosa. Sappiamo bene che quei tempi sono passati: se chiunque può aprire un blog, mettere online un audio o un video con due click, se questa barriera produttiva è stata, come è stata, infranta, anche la “forma-intervista” sta diventando obsoleta. (…) In quel famoso tempo, il cittadino, la “fonte” poteva solo fidarsi. O non fidandosi cercare di influenzare in modo più o meno pesante l’uso che il giornalista o il media per il quale questi lavorava avrebbero usato le sue parole. Ora ha potenzialmente qualche arma in più e in America se ne sta cominciando a parlare. (…) Sono giornalista da oltre trent’anni e so che il controllo della “narrazione” è lo strumento principale che abbiamo per comunicare. So anche che non ne abbiamo più il monopolio e che se intendiamo mantenere una rilevanza a questo ruolo professionale (che come ho detto più volte ritengo essenziale in una democrazia di massa, per quanto digitalizzata), dobbiamo accettare la sfida della trasparenza. Il nostro lavoro, la nostra narrazione, saranno così più rilevanti e – forse – sopravviveranno.
