SOSTA A GONOBAD E VISITA AL QANAT, TUNNEL SCAVATO A MANO PER PORTARE L’ACQUA DOVE NON C’E’
Gonabad. Riposo sì ma mica sono stato con le mani mano. Ho preso un taxi e sono andato a vedere il sistema dei qanat riconosciuto come patrimonio anche dall’Unesco. Qualcosa stanno aggiustando, molto lo stanno usando. Qui è un’oasi, vuol dire che è un posto dove l’acqua è abbastanza in superficie da poter essere usata. Il qanat cosa è? È un tunnel scavato a mano per portare l’acqua dove non c’è. Loro, i persiani, hanno prima intercettato la vena scavando dei pozzi verticali, poi come talpe dal fondo dei pozzi hanno scavatoin orizzontale. L’estensione della rete talvolta è impressionante. Unesco o meno in pieno deserto ho visto gente che si faceva il bagno contenta. Solo maschietti però. In fondo a un qanat, con la poca luce che veniva dall’alto, ho inquadrato la figura all’inizio spettrale di.un giovane accosciato nell’acqua. Vicino ce ne era un altro che ha subito nascosto dietro le braccia conserte la sigaretta che stava fumando. Si stavano sicuramente facendo una canna, a dispetto delle leggi di qui che per una cosa così prevedono di tagliarti di tutto. Ma vai a pensare che là sotto sarebbe arrivato a ficcare il naso un turista. L’odore era buono. D’altra parte con l’Afghanistan così vicino… Il vecchio “nero” del tempo che fu Le donne. Eh no, qui sono tutte nere, non è come il lato kurdo dove giocano con i capelli e i colori. Il caffè. Ne ho preso uno meglio del Sant’Eustachio (i romani sanno di che parlo) qui sotto, vicino all’Hotel Pasargade, dove alloggio. Dove è? Andate sempre dritto e poi la prima a destra, fate un corso di lingua farsi e poi potete leggere l’insegna. Siete arrivati
