UNA SOSTA PRIMA DI RIPARTIRE

UNA SOSTA PRIMA DI RIPARTIRE

Ultima colazione al Pars, poi vo. Ieri poi ci sono stato a vedere lo zurkhaneh. La palestra è in.un vicolo polveroso stretto fra la Città Santa e la zona dei bazar di Reza St. Sono stati molto onorati che ci fossi, mi hanno subito offerto il tè. Strana cosa questa dello zurkhaneh, da una parte ti trovi questi omoni (ma non tutti, anche omini) in maglietta e mutandoni ricamati che ti ricordano certe caricature di Botero. Dall’altra capisci che per loro è una cosa molto seria. La palestra gronda di coppe, di tamburi, di ritratti di volti opacizzati dal tempo. Sembra la sede di una confraternita di ginnasti, di un santuario del muscolo. Tra l’altro mentre fanno i loro esercizi, che hanno un crescendo parossistico al suono di un unico grande tamburo, dicono cose che non capisco, si scambiano delle frasi rituali. Ed hanno anche degli attrezzi, fra cui alcune grosse clave di legno, pesantissime, che a vederli sembrano degli esagerati pestelli da mortaio, o meglio le mazze con cui ancora oggi da questa parte del mondo si possono sfarinare i chicchi di grano. Chissà che non sia proprio questa, contadina, l’origine dello zurkhaneh, anche perché l’ambiente in cui si svolge è decisamente popolare e io sono l’unico turista presente.A proposito di sport, ieri sera l’Iran ha perso contro la Spagna. Peccato. A Tehran anche le donne erano andate allo stadio e, il ping pong insegna ma forse anche le ultime Olimpiadi in Corea, a volte i grandi cambiamenti iniziano con poco. Per conto mio non ho potuto rivedere la festa in piazza di ragazzi e ragazze insieme come era stato a Esfahan, anche se qui con tanto svolazzare di pellegrine nere credo che non sarebbe stata la stessa cosa.Parto, vado verso ovest. Passerò per una città, Neyshabur, dove ci sono i più bei turchesi del mondo. Me lo ha detto un mullah. Sarà vero? Salam aleikum ragazzi