E STASERA ARRIVO DIRETTAMENTE A TEHRAN CON LA MIA MOTO
“Ti posso dare un consiglio? Quando sei a Tehran se ti ferma un poliziotto come me non gli raccontare di tutto il giro che hai fatto, digli che sei stato a Esfahan e basta, ok? Ciao e buon viaggio”. Mike (gli piace,essere chiamato così ma il suo nome è Magdi) mi ha bloccato con tanto di auto e suono di sirena all’uscita da Sharhud. Con lui altri tre agenti. Oddio, cosa era successo? Niente, assolutamente niente. Volevano vedermi, parlarmi, sapere da dove venissi, dire “Buffon”, “Del Piero”, “Totti”, e farsi una fotografia con me. Rispetto a mille altri c’era che Mike parlava l’inglese e dunque mi ha dato i suoi preziosi consigli. Prima di lui l’unico capace di spiccicare due parole era stato un fricchettone riccioluto, prezioso nel far capire ieri al ristorante cosa volessi mangiare.Stasera arrivo direttamente a Tehran, ora sono in pausa sole dentro uno stanzone-ristorante poco fuori della città di Semnan. Sono le 15, caldo terribile. Mi sono appena buttato giù una bottiglia di pineapple Istak frizzante, una schifezza. Ma la mattina è stata una bella partita a ping pong fra vecchie moschee di legno e fango e una serie di caravanserragli abbandonati. C’è la storia della spilla con lapislazzulo e della ricetta del dolce alla cannella della nonna che qui sta andando in polvere, giorno per giorno. La via della seta e delle spezie è una trafficata e puzzolente via dei camion. Il vecchio itinerario, a serpentina, costruito cercando il più facile varco naturale, è diventato uno sventramento a quattro corsie con tanto di poliziotti appostati con i rilevatori di velocità a cannocchiale. Solo il caldo è rimasto eguale, dominante, combattuto oggi con i condizionatori come ieri con la sapienza delle cisterne del ghiaccio, costruite nella terra, i cui grossi coni sono ancora visibili nel deserto. Finché durano, finché pioggia, vento e abbandono li faranno scomparire. Chi mi vede fermarmi e fare fotografie quasi non capisce. Ma sui muri, nel caravanserraglio dopo Amirabad, c’è il nero dei fuochi, il pozzo centrale, i ricoveri per la notte. C’è la storia di migliaia di uomini e di bestie che hanno tessuto il dialogo fra i mondi.Nel ristorante/camerone sono un vivo oggetto di curiosità. Non so se perché sono un turista occidentale o perché sono in moto o per la mia età. Dovrò fare una controprova con un viaggetto in Puglia per capirlo: se mi guarderanno anche lì vorrà dire che il fattore età è determinante. Eppure a me sembra tutto così normale, vado in moto così come sono sempre andato.Dimenticavo: fino ad oggi in Iran i documenti me li ha chiesti solo un soldato, a un posto di guardia montano, che vedendomi arrivare dal deserto era trasecolato. Tutti gli altri che ho incontrato non lo hanno mai fatto. Forse per riguardo, e non lo dico per scherzo.
