IL NATALE PER I BAMBINI DI TUTTI I COLORI

IL NATALE PER I BAMBINI DI TUTTI I COLORI

Quando mio nipote entrò alle elementari aveva come compagni di classe vari bambini stranieri. Ma per lui solo uno di loro non era italiano. “Perché lui no e glialtri sì?” domandai. “Perché lui non parla italiano!”. La chiave per ritenerlo diverso da lui, di un altro Paese, non era la carta d’identità, ma l’incomunicabilità tra loro. Quel bambino era arrivato da poco in Italia con i suoi genitori e ancora non parlava bene la sua lingua. Per questo non era italiano. Gli altri, bianchi, neri, gialli, lo erano eccome. Perché parlavano in dialetto bolognese come lui, tifavano Mattia Destro come lui, mangiavano tortellini come lui. Ma la chiave, la vera chiave, era la capacità di condividerlo tra loro, di parlarsi, di riconoscersi nella stessa lingua. Il resto, dove fossero nati i loro genitori, quale cognome, colore della pelle o taglio degli occhi avessero, non contava nulla. Erano suoi amici, italiani come lui perché con loro giocava e si divertiva. E si scocciava delle mie domande, quasi sorprendendosi come facessi a non capire. Per mio nipote e quei bambini, tutti quei bambini, Natale è il giorno più bello dell’anno. E stanotte andranno a letto con il cuore che gli batterà forte in petto, i pensieri che frullano in testa e diventano sogni immaginati mille volte, faticheranno a dormire per l’ansia nel domandarsi se il latte e i biscotti lasciati sotto l’albero piaceranno a quel Babbo Natale cui hanno spedito i loro pensieri via lettera, destinazione Polo Nord. Si domanderanno se sono stati buoni abbastanza, se i regali arriveranno davvero, se le renne faranno tanto rumore da svegliarli nel cuore della notte e finalmente incontrarlo. Andranno a dormire emozionati, eccitati dall’idea che l’indomani si sveglieranno, salteranno giù dal letto e correranno forte per scoprire se sono stati buoni e premiati. Si emozioneranno scartando i regali e, a differenza di ciò che pensano i genitori, fremeranno per pacchetti grandi e piccoli, per macchine, elicotteri, treni giganti come per un pallone da calcio da due soldi. Sarà una notte di domande, per quei bambini. Si chiederanno se Babbo Natale sarà lontano, quanto mancherà all’arrivo, se sentirà troppo freddo volando tra le stelle, come farà a consegnare in una sola notte i regali a tutti i bambini del mondo e, non sia mai, se non mancherà proprio quello per loro. Si faranno domande con il cuore in gola, tra la voglia di dormire e l’ansia per non poterci riuscire. Solo una cosa non si chiederanno mai. Se quel Babbo Natale farà una differenza tra un bambino bianco o nero, tra uno nato in Italia o in Senegal o in Cina, tra uno cattolico e uno musulmano. Non se lo domanderanno perché non lo ritengono possibile. Non se lo domanderanno perché nella magia del Natale non c’è solo il consumismo dei regali, favole per bambini o la liturgia di una festa religiosa. C’è l’umanità che torna a galla. C’è l’umanità presa per mano da quei bambini che ti fanno rivivere ciò che ognuno di noi sa: che in fondo siamo tutti uguali e diversi, che solo le nostre paure portano pregiudizi che diventano muri.Per quei bambini, i muri non esistono. Siamo noi che siamo tornati ad issarli. E io voglio augurarvi Buon Natale sperando che riuscirete ancora ad abbatterli quei muri, come abbiamo fatto tante volte. Perché un milione di bambini oggi avrebbe dovuto festeggiare il Natale da italiani non solo per mio nipote, ma anche per legge. Purtroppo, non sarà così. Ma l’unica cosa che mi consola, è che il futuro appartiene a loro, non a noi. Che, in fondo, sono e saranno sempre più avanti di noi. Buon Natale bambine e bambini, non crescete troppo e salvateci presto.