IN FRANCIA ADDIO ALLA LINEA FISSA DAL 2023
“E lo aspetti ad un telefono, litigando che sia libero…”. Così cantava la nostra Laura Pausini di attese accanto alla cornetta, ragazzine che negli anni ’70 strillavano ai genitori di lasciar libera la linea perché in attesa della “sua” chiamata, cornette sollevate da un’altra stanza per ascoltare conversazioni private… tutto questo in Francia finirà presto. Eh sì, perché i nostri cugini d’oltralpe si avviano verso un cambio epocale: da novembre di quest’anno Orange smetterà di vendere le linee fisse, per arrivare poi nel 2023 all’eliminazione totale dal paese delle vecchie linee con la spina a muro. In quattro anni spariranno del tutto: ora sono dieci milioni i francesi ad avere ancora il vecchio sistema di linea fissa. Nel 2023, se si vorrà mantenere la linea di casa si utilizzerà la box di internet. Meucci si rivolterebbe nella tomba. O meglio Kung-Foo-Whing, se ancora qualcosa di lui rimane: fu lui infatti che nel 968 inventò il thumstein, il primo “telefono” che trasportava la voce attraverso dei tubi. Ma chi ha inventato il telefono? A noi italiani viene spontaneo fare il nome di Antonio Meucci, fiorentino emigrato a New York nel 1845, ma la storia è più complicata di così. Meucci inventò il primo prototipo del “telettrofono” per amore: per poter comunicare dal suo ufficio alla camera da letto della moglie gravemente malata. Un po’ come le “radioline” che si usano per sentire che il proprio bambino respiri e non pianga mentre sorseggiamo una birra sul divano. Ma, come spesso accade, il vil denaro giocò un brutto scherzo al fiorentino: non aveva i soldi necessari a brevettare la propria invenzione. Nel 1871 riuscì a farsi finanziare e fondò la Telettrofono Company, ottenendo così per l’invenzione un brevetto provvisorio, da rinnovare ogni anno per 10 dollari. Propose la sua idea a una compagnia telegrafica di New York, ma non ebbero interesse a svilupparla. E qui subentra il famoso (e furbo) Alexander Graham Bell: lui sì che aveva il denaro necessario per depositare il brevetto. E così fece nel 1876, prendendosene il merito. Meucci non aveva più i 10 dollari per il rinnovo, e non ebbe più l’esclusività. L’italiano fece causa a Bell, ma perse: secondo il giudice egli aveva inventato un telefono meccanico, e Bell un telefono elettrico. Oltre al danno, la beffa, come si suol dire. Finalmente l’11 giugno 2002 il Congresso degli Stati Uniti riconobbe il contributo che Meucci diede all’invenzione del telefono, ma intanto si era diffusa la soluzione di Bell. La prima comunicazione interurbana pare che sia avvenuta tra New York e Boston nel 1884, ma per molti anni il telefono venne utilizzato da pochi e solo per questioni lavorative. Per quanto riguarda l’Italia, nel 1925 si contavano 130’000 telefoni, nel 1940 mezzo milione, il doppio nel 1951. Nel 1967 si superarono i 5 milioni, nel 1976 i dieci, nel 1988 vi erano venti milioni di linee fisse. Ormai la linea fissa è effettivamente superata, ma è sempre triste quando una cabina telefonica viene smantellata, è come vedere svanire una parte dei nostri ricordi. Per dirla con le parole del giornalista Federico Bini: “Un manager con il cellulare entrò in una cabina telefonica e pianse di nostalgia.”
