MURO MESSICO USA: TUTTO COME PREVISTO. TRUMP PRONTO A GIOCARE LA CARTA “EMERGENZA NAZIONALE”

Continua su di una nuova lunghezza d’onda il braccio di ferro tra Donald Trump e il Congresso a maggioranza democratica sull’ampliamento e il consolidamento del muro che andrà a rinforzare la separazione tra Usa e Mexico. In una prima fase la mancanza di accordo aveva determinato i fuochi d’artificio dello shutdown che aveva paralizzato le attività federali e lasciato senza stipendio 800mila persone per una durata record di ben 35 giorni. Poi una tregua. Dopo la tregua la partita viene trasferita sul terreno dell’emergenza nazionale. Trump minaccia di aggirare il Congresso, che gli consente l’accesso a soli 1,4 miliardi di dollari dei 5,7 richiesti. Si appellerà all’emergenza per trovare altrove i dollari da convertire in cemento, anziché in reti metalliche e per una lunghezza di 321 km anziché 88. Dubbi sulla liceità dell’operazione e speranze dell’opposizione di trovare una sponda in una componente dei repubblicani che vede il presidente come il fumo negli occhi. Ricorso per vie legali e lotta sul filo dei numeri per quanto riguarda il raggiungimento del quorum di voti favorevoli E’ vero, Trump disegna i messicani come nemmeno lo farebbe Davy Crockett risorto dopo essere stato fatto fuori da Santa Ana a Fort Alamo: “Siamo di fronte a un’invasione di droga, di gang, di criminali, di persone, e questo è inaccettabile”. L’opposizione però mica sostiene che si devono lasciare entrare. Si limita a dire che li si potrebbe bloccare, magari in maniera meno brutale, senza separare i bambini dai genitori, ma soprattutto spendendo di meno di quanto vorrebbe fare Donald. Prospettiva carica di umanità o migliore analisi costi-benefici? L’importante è chi vincerà il braccio di ferro. Perdere significa in primo luogo rimetterci la faccia e questo negli Usa non se lo può permettere nessuno.