I GIALLOVERDI AL GOVERNO? COME NELLE AMMINISTRAZIONI LOCALI: INCAPACI E PERICOLOSI

Sono avvilito, sconvolto, arrabbiato. Non perché dopo pochi giorni già sia evidente che siamo governati da fascisti, senza distinzioni. Che lo fossero, lo dicoda tempi non sospetti, purtroppo. Un paragone con Alba Dorata mi costò linciaggi social che neanche i tifosi juventini e romanisti mi dedicarono (e sapete quanto siano delicate con me entrambe le categorie). Non per quello, perché credo che questo paese ami tendere le braccia, ma non per abbracciare o per accogliere. Questo è un paese vigliacco e bullo, proprio come quelle camicie nere. Egoista e cialtrone, come si è spesso dimostrato.No, sono avvilito, sconvolto e arrabbiato perché questi gialloverdi, al governo come nelle amministrazioni locali, si dimostrano incapaci e pericolosi. Oltre che in tutto e per tutto simili (se non peggio) a coloro che combattono. Ho capito anche, però, che sfogare la mia frustrazione buttandola sulla politica, gli schieramenti, la contrapposizione di idee e principi, in questo mondo tifoso e ottuso, serve a poco se non a farmi litigare con amici, parenti, colleghi.Allora invito solo tutti a pensare che alcune cose dette e promesse da quelli che “dovremmo lasciar lavorare” sono configurabili come reati.P.S.: leggendo non mi dite che è colpa della Lega. C’è un accordo, c’è chi si è definito “una strana coppia”, c’è chi ha sposato una visione, un contratto, un “cambiamento”. La complicità è evidente e totale. 1) Matteo Salvini: “Comprendo bene la richiesta di giustizia della famiglia di Giulio Regeni. Ma per noi, l’Italia, è fondamentale avere buone relazioni con un Paese importante come l’Egitto”. Ok, al di là del fatto che un Ministro dell’Interno che non difende un cittadino italiano non sta facendo il suo lavoro, per me questo è INTRALCIO ALLA GIUSTIZIA (Art. 377 Codice Penale) 2) Lorenzo Fontana: “Le famiglie gay non esistono”. Qui è facile. Un ministro della Repubblica viola l’art. 3 della Costituzione. Il diritto di uguaglianza, il divieto di discriminazione. Credo valga anche per quei 23 consiglieri del M5S che hanno votato per intitolare una strada a un uomo che nel 1942 ha scritto “la difesa della razza”, senza scomodare la legge Fiano. 3) Virginia Raggi: “Lanzalone mi è stato imposto da Casaleggio”. Ecco, qui c’è un imprenditore privato che influenza processi pubblici. Anzi, li regola e li impone. Ora a parte che è contrario al mitico Conflitto d’interessi che sicuramente approveranno quanto prima i pentastellati (Davide, chi sarà il tuo Gasparri?), parliamo di una società privata che impone alla Capitale un dirigente che secondo il pm Ielo è stato il motore e il centro di un sistema corruttivo incardinato su#unostadiofattobene.P.S.: sì, Lanzalone, quello che a cena con Casaleggio doveva decidere delle nomine Rai e Cassa depositi e prestiti. Sì, lo stesso che è stato visto il 20 marzo, a Montecitorio, con Luigi Di Maio. 4) Matteo Salvini: “Problemi loro”. Così commenta le difficoltà di navigazione dell’Aquarius.Bene, cosa aspettiamo ad accusarlo di OMISSIONE DI SOCCORSO (Art. 593 codice penale) e COMPLICITA’ IN TENTATA STRAGE (Art. 422 Codice Penale)?E mi e vi risparmio di ricordarvi le fregnacce di Toninelli sull’Aquarius. 5) Matteo Salvini: “se devo decidere da che parte stare, scelgo la divisa”. Lo dice andando a trovare chi ha ucciso Jefferson Tomalà. La situazione non è affatto chiara, ma dalle prime rilevazioni sembra che il loro comportamento sia per lo meno censurabile. Forse non c’è una legge, se non quella della decenza, che dovrebbe impedire una cosa del genere. Di sicuro per un ministro dell’Interno mettere in atto una condotta atta a influenzare il corso di un’inchiesta su un delitto penale non è cosa meritevole. 6) Matteo Salvini: “Stop al tetto sul contante” e “no al numero identificativo sui caschi dei poliziotti”. Il primo è un ottimo modo per favorire la criminalità organizzata, il secondo per andare contro ogni norma europea in uno stato che nonostante Genova 2001 (lì c’erano “facili bersagli” caro ministro) non ha ancora il reato di tortura. Io vado a vomitare, continuate voi. Ma non ditemi che non c’è un’emergenza democratica. C’è proprio un’emergenza giudiziaria.