ARMENIA, DOVE SI AMANO I FIORI MA NON SI E’ FIGLI DEI FIORI

Non sono uno che mette le crocette: qui sono stato, qui pure, mi manca la Cambogia, mi manca la Lapponia, no in India non ci torno perché ci sono stato… No ioin un posto ci torno e ci ritorno, se ne vale la pena, ma ancora devo capire se la vale l’Armenia. L’ho attraversata dal confine iraniano fino a Yerevan e, devo dirvi, tranne che per i fiori, i fiori, i fiori, il verde, i fiori, la natura, i fiori… Boh, a volte vengono a noia anche cose più esaltanti. Parlo per me eh, perché ad altri invece i fiori… Poi non c’è niente, ovvero, se uno ci si mette di buzzo buono qualcosa c’è, i fiori, i fiori. No, scherzo. Ci sarà anche qualche altra cosa, ad arrivarci, perché è già difficile seguire la statale.La statale…350 km di incubo, da non credere. Sembra che qui le strade siano state fatte per concorso popolare, ognuno il suo secchiello di catrame, ognuno la sua toppa, ognuno un bozzo, un fosso, una buca, un sasso in mezzo alla carreggiata. Trecentocinquanta chilometri che ho percorso a una media, forse, di 40 all’ora. Luoghi fuori del mondo di dio e degli uomini, deserti verdi, a volte manco quello. Salite, discese, e buche, buche, creste, buche, sbalzi, salti, frane, terra, caldo, buche. E fiori, fiori, fiori, e apine, tante apine, per un miele tanto tanto naturale. Non lo so…tra l’altro è anche cara questa Armenia, come da noi. Ma sono lo stesso tutti poveracci, con le pecore, a cavallo, con auto scassate, con le mucche per strada, col fieno fatto a mano… Ma perché sono così cari? Boh. Poi, avvicinandoti a Yerevan, incontri tre ciclisti con le bandierine, poi altri due, poi Igor, motociclista russo. Tutti giovani, tutti che amano i fiori, i fiori, i fiori. Ma non sono figli dei fiori, sono una giovane internazionale internettiana. Ah l’Armenia, ah la natura, ahhh….