14 MESI VISSUTI PERICOLOSAMENTE
La Rai “sovranista”, si dice così: sono bastati 14 mesi di governo per una occupazione della tv pubblica che, a far mente locale, forse non ha precedenti. Non così in fretta. Dalla presa del potere (la presidenza) di Marcello Foaall’ultimo piano di viale Mazzini, ne sono passati anche meno: il braccio di ferro di Salvini per imporre il suo candidato, col curriculum indigeribile (non solo la collaborazione con la tv russa finanziata da Putin, ma tweetcontro Mattarella, bufale e fake news contro i migranti), bocciato una prima volta dalla Commissione di Vigilanza, è stato vinto solo a fine settembre. Non è un anno. E in un anno abbiamo visto di tutto. Si è partiti ovviamente dai tg. Le nomine sono dello scorso ottobre. Carboni (“uno che parla con Grillo”) al Tg1, Sangiuliano (una carriera politica nell’estrema destra) al Tg2, Paterniti al Tg3. Ad aprile il rapporto dell’Osservatorio sui tg dell’Eurispes, ha assegnato il primato di presenze al leader della Lega: da ottobre 2018 e al mese di marzo (cioè all’inizio della campagna elettorale per le europee) aveva già collezionato ben 871 presenze nei titoli dei telegiornali, con un tempo di parola medio nei tg pari al 10,02% del totale (sui tg Rai, e in particolare il Tg2, la percentuale è più alta). A seguire Luigi di Maio (656 presenze nei titoli e il 9% di tempo di parola), e Giuseppe Conte, (682 presenze ma solo il 6,78% di tempo di parola): opposizione praticamente inesistente. Ma da dopo le Europee la bulimia della Lega è aumentata: voleva il Tg1. E si attendeva per l’autunno il nuovo “giro di valzer” tra i direttori. Non infieriamo su cosa è stato il Tg2 in questi mesi, un luogo dove le notizie sono state spesso affogate nel notiziario, a favore invece di una continua campagna fiancheggiatrice al ministro dell’Interno. Il Tg1 ha sofferto negli ascolti, soprattutto all’ora di pranzo, e a maggio ha chiesto un “traino” più robusto dell’edizione delle 13,30 al posto della fallimentare “Prova del cuoco” condotta da Elisa Isoardi, la “ex” del vicepremier. Risposta: niet, anzi, la conduttrice sarà riconfermata. Tutti sul carro del vincitore. A gennaio la direttrice di Raiuno Teresa De Santis (la stessa che qualche mese dopo, “candidamente”, dirà che il suo editore è Palazzo Chigi) attacca violentemente il conduttore di Sanremo, Claudio Baglioni: “Baglioni mai più all’Ariston, se ci sono io”, perché il cantante alla conferenza stampa del Festival si era speso per i migranti abbandonati in mare. A febbraio scoppia il “caso Maglie”: alla giornalista – in realtà sospesa dall’Ordine per morosità – viene offerta la striscia dopo il tg che fu di Enzo Biagi (“A Raiuno mi voleva Salvini – ha poi dichiarato – Di Maio ha chiesto la mia testa. Mi hanno esposta inutilmente”). In realtà l’opposizione era fortissima, lo stesso direttore del Tg1 Carboni aveva affermato: “abbiamo il know how per farlo noi, laddove l’azienda lo ritenga utile”. Non se ne è fatto nulla. Passate le elezioni, a maggio arriva “l’editto Salvini”: è contro Lerner, ma già che c’è accomuna Fazio e Saviano e Santoro (“Lerner torna in Rai, e la controllerei io…. Mi limiterò a chiedere quanto costa, quanto prende e qual è il giro di business. Se la Rai del cambiamento passa dal ritorno in video di Gad Lerner … e Fazio e Saviano e GadLerner … manca solo Santoro”). La parola d’ordine è lanciata. Lerner va in onda, ma a giugno, ultima puntata di “Che tempo che fa”, Fabio Fazio dà l’addio al pubblico di Raiuno (ha dichiarato il presidente Foa: “Questa è la Rai del cambiamento e Che tempo che fa è una trasmissione che va in onda dal 2003, sono 16 anni. È un format che non ha più quella carica innovativa che forse aveva all’inizio. Questo dovrebbe farci riflettere”). Fazio ha accettato il taglio di stipendio, ma solo il direttore di Raidue, Carlo Freccero, è disponibile a mandarlo ancora in onda. Santoro, invece, non è più in tv. A proposito della Raidue di Freccero in salsa sovranista, ha raccolto una bella collezione di flop: via Luca e Paolo per fare posto a Tg2Post, che è un fiasco. Così “Povera Patria” (ha sostituito “Night Tabloid”), che ha rapidamente cambiato collocazione, dal venerdì al lunedì, per mancanza d’ascolti (benino solo la prima puntata con Salvini) Siamo a luglio. C’è la fiction su Mimmo Lucano pronta. È indubbiamente una bella storia. Bloccata, ufficialmente, perché ci sono ancora procedimenti giudiziari in corso. D’estate c’è anche il “grande ritorno” di Lorella Cuccarini: alla showgirl, che si è esposta come “sovranista” (collezionando gaffe politiche nelle interviste), è stato addirittura affidato un programma di prima serata, “GrandTour”, chiuso dopo tre puntate per mancanza di ascolti, e la ritroveremo tra qualche giorno alla conduzione di “La vita in diretta” (sempre Raiuno, certamente). Nei nuovi e nei vecchi programmi, si sono via via affacciati nuovi conduttori, nuovi registi, nuovi autori, magari non così noti, ma di provata fede politica, a partire da Roberto Poletti, conduttore di UnoMattinaEstate e prossimamente di UnoMattina ma soprattutto biografo di Salvini. Oppure saltati al voto sul carro vincente. E qui l’elenco s’allunga. E ora? “Pessime le manovre lottizzatorie di segno sovranista che la Lega sta consumando a Raiuno approfittando della distrazione della crisi di governo”, ha dichiarato solo qualche giorno fa Claudio Podda, segretario Slc Cgil: “La direttrice di Raiuno prima impone al consiglio di amministrazione tre vicedirettori per la rete ammiraglia, poi riempie i propri programmi di collaborazioni esterne, accondiscendo ai capricci e alle richieste di autori esterni e conduttori sovranisti”. Podda pensa all’autunno: c’è l’annunciato ritorno di Miss Italia – a dispetto di tutto e di tutti e in violazione del Contratto di servizio Rai – e, dietro le quinte, contro “ogni logica di valorizzazione delle risorse interne”, persino i registi sono lottizzati. Non c’è male, in un solo anno… Ora i 5Stelle vogliono il “modello Bbc”. Bene, certo. Basterebbe intanto che la politica allentasse un po’ la corda con cui tiene Rai al laccio, decidendo persino le comparse. Dobbiamo ancora ripeterlo? Giù le mani dalla tv pubblica.
