GREEN ECONOMY, VA BENE. MA CHE SIA GREEN PER DAVVERO
Erano i primi anni duemila quando mi trovai un sabato mattina a percorrere i tornanti che portano ad Agnone, stupendo paese del Molise. L’incontro pubblico nella piazza del comune era fissato per le 11 e poco prima di quell’ora, seduti su traballanti sedie e appoggiati a un incerto tavolino, mi ritrovai di fronte a un drappello di abitanti del paese insieme a Carlo Ripa di Meana (Comitato Nazionale per il Paesaggio) e Oreste Rutigliano (Italia Nostra). Scopo dell’incontro-evento era l’intento d’informare la popolazione locale dell’incombente scempio ambientale che si sarebbe consumato con l’istallazione d’innumerevoli torri eoliche sui crinali della zona. Carlo, da grande oratore qual era, parlò a braccio per quasi un’ora inveendo contro le lobby dell’eolico selvaggio che mistificando la necessità di produrre energia pulita da fonti rinnovabili, come il vento, in quegli anni avevano innescato un vero e proprio assalto al paesaggio italiano nonché alla sopravvivenza di tante specie di uccelli quali i grandi rapaci veleggiatori a rischio di finire affettati dalle pale degli aerogeneratori. Furono anni di dure battaglie da parte di un cartello di associazioni e comitati locali contro quello che era definito l’eolico selvaggio, responsabile di gravi ricadute sull’ambiente e il paesaggio da parte di una seppur non inquinante fonte energetica quale l’eolico. Alla fine di questo primo round a fare le spese fu il sud d’Italia e le isole maggiori (Sardegna e Sicilia) dove una miriade di torri eoliche modificò per sempre lo skyline di quelle terre bellissime. Tuttavia nel resto del nostro paese, grazie a quelle battaglie, la “colata” eolica è stata evitata, almeno per ora, grazie anche ad alcune leggi nazionali e regionali che limitano l’installazione di questa fonte energetica. Qual è la morale di tutto ciò? La grave situazione in cui versa il nostro pianeta per colpa del riscaldamento globale a sua volta determinato in gran parte dalle attività antropiche richiede una politica che avvantaggi importanti investimenti economici verso l’ambiente. Parliamo così di Green Economy dietro la quale spesso si possono celare vere e proprie bolle speculative che si muovono massimizzando gli interventi per ricavare il massimo profitto secondo una mera logica economica. Un altro esempio, oltre l’eolico selvaggio, è l’energia fotovoltaica. Anche nel caso di questa importante fonte energetica rinnovabile sono stati compiuti degli obbrobri come dimostrano i tanti campi fotovoltaici realizzati a copertura di svariati ettari di campi anche montani dove sarebbe stato più bello e naturale osservare mucche o pecore al pascolo. Si dirà… “ ma i campi fotovoltaici producono energia pulita senza emissioni di CO² ! ”…giusto, ma la stessa quantità di energia si sarebbe potuta produrre distribuendo la stessa quantità di pannelli su un certo numero di tetti di fabbriche o di terrazze abitative senza vincoli architettonici. Insomma, investimenti verdi sì ma che siano verdi dalla testa ai piedi!
