MARTIN EDEN. MARCELLO ASPETTA IL LEONE CON UNA VALANGA DI CITAZIONI

MARTIN EDEN. MARCELLO ASPETTA IL LEONE CON UNA VALANGA DI CITAZIONI

Quante citazioni puoi fare, in immagini e testo, prima di finire in unpastiche pop? O in un pasticciotout court? Infinite, se hai il talento della narrazione. E di certo il regista Pietro Marcello (Caserta, 1976), da sempre abile negli accostamenti e nei cortocircuiti, non teme di lavorare con materiali diversi, dal momento stesso in cui sceglie di appendere il suo colto e polimorfo film-abbecedario a una supercitazione che tutte le contiene: il romanzoMartin Edendi Jack London. Marcello ambienta il film in Italia, durante un secolo intero, il 900, di cui il tempo continua ad andare avanti e indietro, sullo sfondo o in primo piano, tra immagini d’epoca di un comizio di Errico Malatesta, incendi di libri, masse di fasci, assaggi diboom, un simbolico galeone che naviga naviga e poi poeticamente affonda… Contro e in questo 900 vive, combatte, si plasma, si danna e soccombe il protagonista del film, uno spettacolare Luca Marinelli dagli occhi di Diabolik (suo prossimo ruolo) e dal profilo di Zanardi (quello di Pazienza) che di fotogramma in fotogramma esprime il dramma di un ragazzo forte e puro che diventa l’ultimo tra i decadenti, dividendo gli attimi della sua avventura tra Spencer e Cioran, Eliot e Dino Campana, Teresa De Sio e le canzonette, Baudelaire e Carlo Cecchi. Cecchi è infatti il suo mentore Russ, ma pure una citazione al naturale, incarnata, con la sua inconfondibile voce afona, del teatro del secolo breve.