MOTORI SPENTI E GIOCHI IN STRADA: A VILMONORE DI SCALVE (BG) SI PUÒ

Giocare in strada. Chi di noi (di una certa età) non l’ha fatto?Disegnare la campana coi gessetti e saltarci su, a piedi uniti e con un solo piede, era uno spasso. Sfidare il compagno a rubabandiera o fare tana a chi credeva di aver trovato il nascondiglio perfetto, far rotolare le biglie in mezzo a dei sentieri tracciati all’impronta sul terriccio, palla avvelenata, i quattro cantoni, un, due, tre … stella! Sono solo alcuni giochi della nostra infanzia.Quando smartphone, tablet, videogiochi non erano neanche immaginabili.Quando bastava poco per divertirsi. Un pallone, una corda, dei fazzoletti colorati, delle biglie. Spesso fatti in casa con materiali di recupero. Erano i momenti dello svago, del disimpegno totale, della socializzazione. La strada, la ludoteca a cielo aperto.Dove, dopo una certa ora convogliavano i bambini e le bambine del rione per stare insieme. E dare sfogo alla loro voglia di movimento. Le mamme ogni tanto buttavano un occhio di controllo dalla finestra per accertarsi che tutto andasse bene.Il traffico era quasi inesistente, nei piccoli paesi del Sud poi, al massimo ci si scansava quando passava il calesse col cavallo o col mulo di ritorno dalla campagna. Quelli sì che erano tempi felici, ripetono i nostalgici. Di certo erano tempi diversi. Meno frenetici e più a misura d’uomo, o meglio di bambino. A Vilmonore di Scalve,un borgo di 1400 anime ai piedi della Presolana, il massiccio montuoso delle Prealpi bergamasche, vivono 94 bambini che nel periodo estivo diventano più del doppio grazie all’aria salubre che si respira. Perché non restituire loro ‘la strada’ come area per i giochi all’aperto? Detto fatto.Dopo qualche consultazione sul da farsi Pietro Orrù, primo cittadino vilmonorese emana l’ordinanza: dalle 20 alle 22, per tutta la stagione estiva motori spenti e giochi a gogò. Per la felicità dei piccoli residenti ai quali si stanno aggiungendo i bambini del circondario che arrivano a frotte accompagnati dai loro genitori. I bambini giocano e i grandi si parlano.Non virtualmente ma guardandosi negli occhi. Mentre le macchine, una volta tanto, rimangono confinate ai margini. Come gli smartphone, i tablet e i videogiochi. Per due ore la tecnologia tace. A parlare, l’umanità