PER RICORDARE UN EROE, UN VERO SERVITORE DELLO STATO

PER RICORDARE UN EROE, UN VERO SERVITORE DELLO STATO

Pochi giorni prima di quel tragico 3 Settembre 1982, poco prima cioè di essere ucciso, il Generale Dalla Chiesa dichiarò al giornalista Giorgio Bocca:“Credo di aver capito la nuova regola del gioco. Si uccide il potente quando è diventato troppo pericoloso, ma si può ucciderlo perché isolato”.Da uomo esperto, di grande spessore, e grande conoscitore del fenomeno mafia, aveva capito cosa lo avrebbe atteso di li a breve.Questa frase ebbe a citarla anni dopo Giovanni Falcone dopo essere scampato ad un attentato nella sua residenza estiva all’Addaura. Il Generale Dalla Chiesa cadde sotto i colpi della mafia insieme alla sua giovane moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo, a Palermo in Via Isidoro Carini il 3 Settembre 1982. Condannati gli esecutori materiali, i mandanti restano però ignoti ma ci sono fondati sospetti che furono menti “sopraffine”, quelle stesse che cita Giovanni Falcone sempre dopo lo scampato attentato di cui sopra, a tramare contro il generale per fermare la sua determinazione e competenza nell’affrontare il fenomeno mafioso. “Fenomeno” che viene accostato, sia per la strage di Via Carini sia in tante altre inchieste relative ad esso, ribadito e provato in ambito processuale, al mondo degli affari e della politica