PSICOPATOLOGIA DELL’AUTOMOBILISTA COL BRACCIO DI FUORI

PSICOPATOLOGIA DELL’AUTOMOBILISTA COL BRACCIO DI FUORI

C’è quello che ci fa l’aeroplanino, con l’avambraccio sinistro proteso in avanti e le dita unite che fanno le ali al palmo, decidendo se cabrare o picchiare. Ha avuto un’infanzia segnata da un difficile rapporto con il padre, capitano dell’Aeronautica militare: lui voleva essere il secondo pilota ma all’F104 non lo hanno mai fatto nemmeno lontanamente avvicinare.C’è quello che fa il polipo, con l’avambraccio sinistro proteso in avanti e le dita che si aprono e chiudono ritmicamente, a incanalare il flusso dentro l’abitacolo. Ha avuto un’infanzia segnata da un difficile rapporto con il romanzo “Ventimila leghe sotto i mari” di Jules Verne: lui voleva essere il Capitano Nemo ma gli è affondato il sommergibile a pile nella vasca da bagno.C’è quello che fa il pianista, con l’avambraccio sinistro proteso in avanti e le dita della mano a mimare di suonare una tastiera sullo specchietto retrovisore. Ha avuto un’infanzia segnata da un difficile rapporto con il brano “Il gabbiano infelice” del Guardiano del Faro: lui voleva che gli regalassero un moog ma per uno sbalzo di tensione gli è andata bruciata la pianola Farfisa.C’è quello che fa Atlante il reggitore del mondo, con l’avambraccio sinistro proteso in alto e le dita della mano aggrappate a stringere le aste del portapacchi. Ha avuto un’infanzia segnata da un difficile rapporto con il saggio “I miti greci” di Robert Graves: lui voleva essere Zeus ma in un attacco di megalomania si è infilato in un generatore di Van Der Graaf.C’è quello che fa Sisifo il fondatore di Efira, con l’avambraccio sinistro abbandonato a penzoloni e le dita della mano appoggiate alla portiera. Ha avuto un’infanzia segnata da un difficile rapporto con la fatica del lavoro: lui da grande voleva fare l’umarell ma suo padre gli rivelò che avrebbe prima dovuto raggiungere l’età pensionabile.C’è quello che fa Otello Celletti il disoccupato che diventa vigile, con l’avambraccio sinistro che mulina vorticosamente in ogni direzione e la mano che assume la classica posizione del “vedi d’annattene”. Ha avuto un’infanzia segnata da un difficile rapporto con Alberto Sordi: lui da grande voleva fare l’attore ma nessuno lo assunse a fare da comparsa a Cinecittà World.