VENEZIA 76. POLANSKI E LE DONNE, NON SI PARLA DI ALTRO ALLA MOSTRA DEL CINEMA

VENEZIA 76. POLANSKI E LE DONNE, NON SI PARLA DI ALTRO ALLA MOSTRA DEL CINEMA

. Le donne e Polanski: per meglio dire, la scarsa presenza di donne registe nelle varie sezioni della Mostra e la presenza in concorso di “J’accuse” di Roman Polanski. Non si parla d’altro alla conferenza di presentazione della Mostra del cinema, col direttore artistico Alberto Barbera e con la presidente della giuria, la regista argentina Lucrecia Martel. E in qualche momento, nel pomeriggio di ieri, è sembrata persino a rischio la partecipazione del film “J’accuse” alla Mostra, dopo le parole pronunciate in conferenza. Le polemiche già covavano nei giorni scorsi. Per un festival percepito come poco “rosa”, troppo maschile, e soprattutto contro la scelta di avere in concorso il film di Roman Polanski, il regista di “Chinatown” e dell’ “Inquilino del terzo piano”, Oscar nel 2003 per “Il pianista”, vincitore della Palma d’oro a Cannes, dell’Orso d’oro a Berlino, del David di Donatello. Regista fra i più premiati al mondo, ma fra i più attaccati, ora che è tornata prepotente sul web l’indignazione per l’accusa, contro di lui, di aver avuto un rapporto sessuale con una ragazzina minorenne – tredici anni e undici mesi – nel 1977. Sul suo nome si spacca anche la Mostra: da una parte la presidente di giuria, su posizioni opposte il direttore. “Io non separo l’opera dall’artista”, dice la presidente Lucrecia Martel. “E a me la notizia di quei fatti passati che riguardano Polanski crea molto disagio. Vedo che la vittima di Polanski considera l’episodio chiuso, ma senza che Polanski abbia negato i fatti, e senza che Polanski abbia esaudito le richieste sue e della sua famiglia. Non voglio sostituirmi ai giudici, ma non posso che solidarizzare con lei. E non vorrei partecipare, se ci sarà, alla cena di gala con il signor Polanski, e non potrei alzarmi ed applaudirlo, perché penso alle tante lotte che conduciamo in Argentina su questioni come questa”. Lucrecia Martel non può separare l’uomo dall’artista. Barbera dice esattamente il contrario: “La storia dell’arte è piena di artisti che hanno commesso crimini, di varia natura e di varia entità, e non per questo abbiamo smesso di prendere in considerazione le loro opere, e di ammirarle. Questo vale anche per Polanski, che è uno degli ultimi grandi maestri del cinema europeo. E non credo che occorra aspettare duecento o trecento anni per capire se i film di Polanski sono grandi film; credo che un giudizio estetico debba essere espresso subito. E io non ho avuto nessun dubbio sul fatto che fosse opportuno invitare il film. Io non sono un giudice, che si esprime in base ai criteri della giustizia; sono un critico cinematografico che giudica il film; il mio lavoro finisce qui. E la stessa cosa dovrebbero fare, io credo, gli spettatori”. Si sono subito sollevate polemiche sul web. Il coproduttore italiano del film, Luca Barbareschi, ha minacciato di ritirare il film dal concorso. Lucrecia Martel, nel pomeriggio, ha parzialmente smentito: “Sono stata fraintesa”, ha dichiarato. “Non sono contraria alla presenza del film in concorso, e lo vedrò senza pregiudizi. Se avessi pregiudizi verso qualunque film, mi dimetterei subito da presidente della giuria”. Ma in realtà, il pregiudizio, cioè il giudizio anticipato, sull’uomo Polanski c’è. E poiché lei stessa ha detto che non può separare l’uomo dall’opera, il film di Polanski non può essere giudicato in modo neutro. E allora, già qualcuno – come il critico cinematografico Enrico Magrelli – sostiene che Lucrecia Martel dovrebbe dimettersi da presidente di giuria. Polanski ha, ora, 86 anni. La ragazza di allora, Samantha Geimer, ha detto di non avere risentimento verso Polanski e di volere il caso chiuso definitivamente, senza condanne ulteriori per il regista. Ma il caso, invece, sembra sempre più aperto. Nel 2009 Polanski è stato arrestato in Svizzera, mentre andava a ritirare un premio alla carriera: in America c’era pronta una cella per lui, ma l’estradizione non è stata concessa. Anche in Polonia, dove è andato alcuni anni fa al Museo della storia ebraica, Polanski ha rischiato arresto ed estradizione. Una vicenda paradossale, da film. E tutto questo mentre, ben dopo quella condanna, Polanski continuava a vincere Oscar, Golden Globes e altri premi. Non c’è accordo, fra Martel e Barbera, neppure riguardo alle cosiddette quote rosa: l’idea di una percentuale garantita di registe donne nelle varie sezioni del festival. “Perché per i prossimi due anni non facciamo cinquanta per cento di registe donne e cinquanta di registi uomini? Vediamo che cosa succede”, dice Lucrecia Martel. Del tutto contrario Barbera: “Occorrerebbe allora prevedere quote per ogni minoranza, di etnia o di orientamento sessuale. Per me l’unico criterio plausibile resta quello della qualità”.