A PROPOSITO DI MAFIA CAPITALE E GIORNALISMO

A PROPOSITO DI MAFIA CAPITALE E GIORNALISMO

L’impianto di Mafia Capitale è stato sgonfiato dalla Corte di Cassazione. Si è trattato di malavita non di mafia. Ed io mi sono congratulato con me stesso per averlo detto fin dal primo minuto. Ciò non vuol dire che consideri la Cassazione al di sopra di critiche e perplessità. Fui molto perplesso a suo tempo quando la stessa Corte, ad esempio, non riconobbe la natura mafiosa della Banda della Magliana. Ma si trattava di ben altra roba: la Banda agiva in un contesto fortemente inquinato da trame finanziarie e politiche (caso Banco Ambrosiano, Sindona, Calvi, la P2 che si impadronisce del Corriere, la Banda che arma il terrorismo nero, un suo membro che va a Milano per uccidere Roberto Rosone, attentati a raffica, rapimenti politici e non, affari colossali come la costruzione di Tor Vergata, killeraggi vari come quello di Pecorelli e di Chichiarelli….). Mafia Capitale, invece, mi è sempre sembrata una invenzione. Sì, c’erano stati degli episodi corruttivi, ma veramente poca cosa e, soprattutto, con il coinvolgimento di un protagonista debole: una cooperativa di ex detenuti, la 29 Giugno, che per poter lavorare non aveva altra scelta che adattarsi alle pretese, alle voglie e alla corruttela dei politicanti. “No tangente, no appalto”. Ma la cosa che meno mi è piaciuta della storia di Mafia Capitale è stata la sinergia fra certo giornalismo, certa magistratura romana, certi network e industria dello svago. E lo dico perché fin da subito, quando ero ancora in servizio attivo nella Cronaca Romana di Repubblica, non mi erano piaciute certe smanie di alcuni pm trapiantati dalla Sicilia nella Capitale e non mi era piaciuta la subalternità culturale di alcuni giornalisti, grati verso i magistrati che trasformavano in “oro narrativo” quel che prima a Roma era solo “neraccia”. Caspita, si poteva essere tutti Peppe D’Avanzo senza andare a sporcarsi le manine a Napoli o a Palermo, grazie alla “Mafia fatta in Casa”: Mafia Capitale. Di qui, poi, anche le trasfigurazioni commerciali, dai libri ai film, che in tempi di magra per il giornalismo tradizionale per alcuni sono state una mano santa e, soprattutto, remunerativa. Questo pensavo e questo penso della storia di Mafia Capitale. E penso anche che il Giornalismo sia altra cosa.