ANCHE LA COMMISSIONE TRIBUTARIA DÀ RAGIONE A MIMMO LUCANO

ANCHE LA COMMISSIONE TRIBUTARIA DÀ RAGIONE A MIMMO LUCANO

Era il 30 dicembre 2016. L’ Agenzia delle Entrate, dopo avere effettuato degli accertamenti fiscali, notificava un avviso di accertamento al comune di Riace di 324mila euro “per il recupero di maggiore Iva”. Il piccolo comune, secondo le risultanze della istruttoria dell’ Agenzia delle Entrate, avrebbe versato,nell’ ambito del programma di accoglienza che prevede spese e agevolazioni, IVA al 4 per cento eludendo la norma generale che, all’ epoca dei fatti, vedeva una imposizione al 21 per cento. Il controllo era stato fatto nell’ anno 2011. Allo scadere del 2016, un giorno prima dei festeggiamenti di San Silvestro, veniva recapitato al comune avviso con cui gli si intimava il pagamento di una esosa cifra quale differenza fra IVA versata al 4 per cento e quella dovuta, invece, al 21 per cento. Fosse accaduto qualche mese fa, in un’altra contingenza politica l’ ex sindaco sarebbe stato additato persino come indefesso evasore fiscale. Il comune presentava ricorso in Commissione Tributaria avverso un provvedimento ritenuto iniquo e contrario alla convenzione del 27 luglio 2011, che prevedeva la corresponsione della cifra forfettaria giornaliera per ciascun migrante comprensiva di Iva al 4% ( art. 9). In base alla convenzione tra i Comuni che ospitano i migranti e il Ministero dell’ Interno, infatti, le prestazioni e i servizi resi dall’amministrazione nell’ambito del progetto di accoglienza dei migranti vedono applicata l’ IVA al 4 per cento piuttosto che all’ ordinario 21 per cento o all’ odierno 22 per cento. La precitata tassazione e il conseguente risparmio per le casse dell’ente pubblico, consentivano di fare fronte alle esigenze che una tassazione al 21 per cento non avrebbe permesso al piccolo comune della Locride campione in accoglienza. Il ricorso presentato dal comune evidenziava proprio l’ illogicitá e la illegittimità del provvedimento. La Commissione Tributaria in questi giorni ha accolto la difesa dell’ ente, ha annullato il provvedimento iniquo che avrebbe comportato un salasso per le gia’ martoriate casse comunali e ha addirittura condannato la Direzione Provinciale dell’Agenzia delle Entrate a rifondere le spese legali liquidate in euro 10mila al Comune di Riace. Un raggio di sole a scaldare il gelo caduto sul paese sin da quando Mimmo Lucano è incappato nella sua disavventura giudiziaria. Mentre i vari rami della magistratura stanno ridimensionando la portata delle responsabilità ascritte a Lucano quando addirittura non annullano provvedimenti come nel caso dell’ evasione dell’ IVA, e si attende l’ esito del giudizio penale che vede coinvolto l’ ex sindaco, la macchina amministrativa sta estirpando ogni dato visibile del sogno di Lucano. ” È stato il vento” che aveva portato segni , sorrisi e mani diverse a rendere vivo il piccolo borgo , è divenuto una piccola brezza e oggi, addirittura, bonaccia. La nuova amministrazione a trazione leghista con a capo il sindaco Trifoli ha inteso eliminare sin da subito i simboli visibili e significativi dell’ accoglienza. Così via il cartello di Riace paese dell’ accoglienza divenuto vessillo riconosciuto nel mondo. Al posto di mani bianche, nere, gialle…oggi campeggia il cartello di benvenuto con i santi Cosma e Damiano. Ultimo in ordine di tempo a fare le spese del nuovo corso, il cartellone inneggiante a Peppino Impastato. Un bimbo di colore e intorno a lui quei passi, uno , due, dieci , cento a ricordare il sacrificio del sindacalista siciliano . Era un’ apposizione emblematica in un paesino dell’ Aspromonte in cui ogni simbolo o gesto ha la sua rilevanza. Peppino Impastato aveva combattuto la mafia e Cosa Nostra lo aveva ucciso il 9 maggio 1978 per le sue denunce. Era un cartello che si trovava trovava davanti alla caserma dei carabinieri.Un grandissimo significato. Spazzato via a colpi di delibere consiliari. Ma se Atene piange Sparta non ride. Negli ultimi giorni una nota del ministero degli interni avrebbe fatto rilevare l’ ineleggibilitá del candidato a sindaco Trifoli. In base agli artt 60 e 61 del Testo Unico degli enti locali non poteva essere eletto sindaco colui che rivestiva funzioni e cariche pubbliche,civili,religiose e militari. In base alle previsioni normative Trifoli non avrebbe potuto candidarsi in quanto funzionario di pubblica sicurezza al comune sebbene con contratto a tempo determinato. ( https://www.alganews.it/2019/09/27/e-poi-si-scopre-che-il-sindaco-di-riace-trifoli-era-ineleggibile/) Si attende, intanto, sulla vicenda della ” ineleggibilitá” la notizia della sentenza del Tribunale di Locri adito dalla candidata a sindaco del comune di Riace esponente della lista di Lucano.