CARO ROMELU, E IL CALCIO DEI BUUU NOT FOR EVERYONE DEGLI ULTRÀ

CARO ROMELU, E IL CALCIO DEI BUUU NOT FOR EVERYONE DEGLI ULTRÀ

La prima di campionato, posticipata al lunedì sera, ha visto comparire per la prima volta a San Siro la scrittaNot for everyonededicata all’Inter, ‘non per tutti’, e forse il sottinteso significa come sempre in queste astute frasette escogitate dagli uffici di marketing: l’Inter è per chi ha il cuore e lo stile – e forse pure il portafoglio – per essere interista. Salendo le scale del secondo anello quella sera, bestemmiando contro questa ‘esclusività’ un po’ farlocca, falsamente distintiva e promessa in realtà a chiunque (chiunque infatti dovrebbe voler far parte deglieveryone, del club deglihappy fewe non si vede come si potrebbe impedirglielo), mi sono accorto che nel clubbino dei cuori nerazzurri era entrato anche il povero ultrà laziale Fabrizio Piscitelli. Soprannominato Diabolik, giustiziato da non so chi con un colpo alla nuca, festeggiato da un funerale con bara bianca a Roma, era ricordato dai colleghi ultrà della Nord milanese con un enorme striscione raffigurante gli occhi di Diabolik e corredato dalla scritta ‘Fabrizio con noi’. Neglieveryone, insomma, ci stava, oltre a chiunque, anche Piscitelli. E io con lui, a lui abbracciato, essendo lui uno di noi, pur non sapendo io nemmeno cosa sia un Daspo. Bene così. Me ne faccio una ragione. Mi siedo al posto. Non passo del resto la mia vita a decrittare i messaggi delle curve, né so abbastanza dell’esecuzione spietata di Diabolik e del clima malavitoso che sembra attorniarla – non ho ancora visto lo shockante filmato di Gaudenzi col passamontagna -, non ne so abbastanza, dicevo, per discutere o per litigare con qualcuno. Per il resto della serata penso solo all’Inter di Conte e di Lukaku. Passa una settimana, cambia la partita, trasferta a Cagliari, dimentico il ping pong che si è scatenato sui social pro e contro l’abbraccio a Diabolik, sono ancora tra glieveryoneche vogliono godersi le imprese del gigante nero Lukaku. Sono un ingenuo, evidentemente. Lukaku segna un rigore ma fa gli occhiacci a chi, tra i cagliaritani, gli dedica il solitobuuuriservato ai Negri, cioè alle scimmie nere, in tutti gli stadi d’Italia almeno in quelli dove io ho messo piede (mi manca il Cibali di Catania). Okay. Mandiamo giù anche questa e continuiamo con gli amici nerazzurri a parlare di calcio, della nuova regola del fuori gioco, del fallo di mano involontario e di altre cazzate che hanno reso più tecnologica la nostra vita da tifosi. Il giorno dopo la disfida di Cagliari un molto civile Lukaku lascia ai social due parole contro il razzismo. E sembra morta lì, nel solito tran tran di pezzi di giornalisti che intervistano politici e prefetti, per combattere – stroncaresul nascere – abolire il razzismo nel caso sempre che ci sia o non ci sia o chi lo sa. Morta lì. Invece oggi, sorpresa, leggo una lettera scritta dagli ultrà della Nord a Romelu Lukaku. Parte con un ‘ciao Romelu’ e spiega con un linguaggio chiaro chiaro da scuola dell’obbligo (tenuto non si capisce se per essere capiti dal povero Negro oppure se per impossibilità di scrivere meglio) che ibuuunon vengono fatti da razzisti ma da tifosi che vogliono fare incazzare i Negri delle altre squadre e di conseguenza che Romelu non se la prenda troppo e non colpevolizzi con le sue parole gli ultrà che hanno già tante beghe di per loro. Non ho voglia di copiarvi la lettera, ma fidatevi, dice pressappoco così. Ora, a meno di un anno dall’aggressione milanese con morti ammazzati che precedette un Inter-Napoli, dopo le esternazioni di Koulibaly tirato letteralmente fuori dagli stracci daibuuuad usum Negri, e dopo al grande dibattito sull’estremismo nel calcio che ne seguì o non ne seguì, visto che poi vedemmo il Ministro degli Interni cazzeggiare con pregiudicati stavolta milanisti, be’… ma dobbiamo forse noi tifosi semplici che ancora andiamo alla partita, pur non credendo più da quel dì a tutte le panzane sullo sport pulito, dobbiamo noi forse aggiungere qualche cosa? Una sola. Forse l’Inter, o il mondo del calcio, degli stadi, abile marketing nerazzurro a parte, non è davvero pereveryone.Not for everyone, come dice lo slogan. Cioè forse non è più per me?