COLPO AL CUORE (ECONOMICO) SAUDITA

COLPO AL CUORE (ECONOMICO) SAUDITA

Colpo al cuore saudita (Corriere.it). Nelle foto i sistemi di difesa di Riad e raggio d’azione dei droni Houti.###Un attacco al cuore economico saudita. Un colpo in un momento critico per i progetti dell’ambizioso principe Mohammed bin Salman. A sferrarlo i guerriglieri yemeniti Houti, alleati dell’Iran. La formazione ha preso di mira gli impianti petroliferi di Abqaiq e Kharais usando droni e, forse, missili da crociera. Devastante l’esito. L’attività nei due complessi è stata bloccata completamente e questo comporta una riduzione della metà della produzione di greggio. Per rimediare l’Aramco userà le riserve e spera su iniziative di altri paesi. Fin dalla primavera numerosi analisti avevano messo in guardia sulla mancanza di protezione adeguata. Il doppio scudo anti-missile era ritenuto insufficiente e in passato i qaedisti avevano organizzato dei sabotaggi (falliti). Le previsioni erano fondate. All’alba le località — distanti 200 chilometri una dall’altra — sono state scosse da una serie di esplosioni, seguite poi da incendi violenti che hanno impegnato per ore i pompieri. Insieme alle deflagrazioni sono risuonate raffiche di mitragliatrice, un tentativo tardivo di contrastare la minaccia. Poi, puntuale, è arrivata la rivendicazione degli Houti, dove si precisava l’impiego di almeno 10 velivoli e l’attività di intelligence, il riferimento ad una quinta colonna che avrebbe dato informazioni utili per il raid. Sfida nella sfida. Le autorità hanno dapprima parlato di situazione sotto controllo, quindi sono state costrette ad ammettere i danni estesi (rimarcati da foto satellitari) così come le conseguenze sul «mercato» adesso in attesa di risposte. Due gli aspetti da considerare. Il primo riguarda la dimensione militare. I miliziani hanno confermato le capacità di violare le difese avversarie a lunga distanza, circa 800 km. Questo grazie alla collaborazione dell’Iran e ad una continua preparazione. Non è certo questo il primo strike, è stato solo il più devastante. Per ora. Ci si è chiesti da quale asse geografico sia arrivata la “botta”. Tante le ipotesi. Sono stati segnalati passaggi di droni sul Kuwait, c’è chi non ha escluso una sponda da parte di milizie irachene (aerei spia sauditi hanno iniziato a pattugliare il settore nord) e si è anche scrutato il Golfo, nel caso sia stata usata una nave-appoggio . Il segretario di Stato Pompeo ha accusato direttamente Teheran: “Non c’è prova che gli ordigni siano partiti dallo Yemen”. Parole che fanno pensare a scenari più ampi in linea con la situazione sul campo. I pasdaran iraniani sostengono gli Houti fornendo loro tecnologia, missili, armi e informazioni utili quanto indispensabili per condurre operazioni. La ben nota tempra degli insorti è stata rafforzata dalla “consulenza” esterna. Tutto è parte del confronto che oppone le monarchie sunnite, i mullah di Teheran, le pedine amiche. E si innesta nella partita Iran-Usa-Israele, anche qui segnata dal duello di droni. Ieri c’è stato un contatto telefonico tra Mohammed e Trump, il principe ha affermato che il suo paese è in grado di rispondere all’aggressione. Il presidente statunitense ha replicato che la Casa Bianca sostiene il diritto all’autodifesa dell’alleato. E, scendendo nel concreto, il Dipartimento Usa dell’energia ha reso noto che gli Stati Uniti sono «pronti a impiegare risorse delle riserve petrolifere strategiche (630 mln di barili, ndr), se necessario, per compensare qualsiasi interruzione dei mercati petroliferi». Tutto è parte del confronto che oppone le monarchie sunnite, i mullah di Teheran, le pedine amiche. E si innesta indirettamente nella partita Iran-Usa-Israele, anche qui segnata dal duello di droni. Ieri c’è stato un contatto telefonico tra Mohammed e Trump, il principe ha affermato che il suo paese è in grado di rispondere all’aggressione. Poi Pompeo ha accusato direttamente Teheran. Intanto il dipartimento Usa dell’energia ha reso noto che gli Stati Uniti sono «pronti a impiegare risorse delle riserve petrolifere strategiche (630 mln di barili, ndr), se necessario, per compensare qualsiasi interruzione dei mercati petroliferi». Il secondo fronte è quello economico. Riad sta per quotare in Borsa la Aramco, ha appena condotto un cambio al vertice, fa i conti con il prezzo basso del greggio (60 dollari). Sviluppi intrecciati ai piani di riforma del principe MBS, manovra rallentata da errori e resistenze interne. Servirebbe stabilità, ma il regno ha troppi fronti aperti. Non tutti sono d’accordo con la svolta e i metodi. Inoltre pesa il conflitto nello Yemen, un pantano sanguinoso dove sono emersi contrasti anche con gli Emirati, oggi più attenti ai loro interessi. Gli Houti si sono rivelati un ostacolo duro e con il loro attacco notturno hanno dato una nuova scossa.Guido Olimpio