CONTANTE, MONETA ELETTRONICA E LE VITE A RATE DEI CITTADINI

CONTANTE, MONETA ELETTRONICA E LE VITE A RATE DEI CITTADINI

Gli attacchi alle banconote partono dalle banche, perché i pagamenti in contanti sono i soli da cui esse non riescono a trarre profitto. La lotta per eliminare il contante serve a garantire il totale controllo della finanza sui cittadini gettati nelle grinfie dei banchieri, la loro più assoluta schiavitù bancaria e finanziaria, privandoli di libertà fondamentali per poterli rapinare e spennare meglio, garantendosi il totale controllo ed impunità sulle nostre vite.Sono sempre stato d’accordo nell’approvare una norma sul conflitto di interessi tra prestatore d’opera ed il consumatore per imporre l’obbligo della ricevuta fiscale e del pagamento dell’Iva a quei cittadini che potendola detrarre, hanno interesse a richiederla, ma confondere le acque associando l’uso del contante con l’evasione fiscale, serve solo a giustificare i grandi evasori come le Over the Top che si domiciliano nei paesi a fiscalità di vantaggio e negli Stati canaglia nel cuore dell’Europa (Lussemburgo, Irlanda, Olanda) per eludere con miliardi di euro l’anno, le tasse in Italia.Gli anni di sottile pressione da parte dell’industria finanziaria stanno dando i loro frutti con l’abile propaganda di sottolineare come un mantra gli aspetti negativi dell’uso di contante – associandolo alla criminalità e all’evasione fiscale. È Ma è palesemente falso che vi sia un qualsiasi rapporto fra uso dei contanti e illegalità. Anzi come osserva Doris Schneeberger della BCE: “Non c’è nessuna correlazione statisticamente dimostrabile fra criminalità e uso del contante o anche fra la dimensione dell’economia sommersa e il contante”. Tale abile propaganda, consiste non solo nel colpevolizzare chi fa uso del contante, ma ha l’obiettivo finale di creare una classe di debitori cronici, che perdono di vista il valore reale della moneta assumendo la funzione di ‘tossicodipendenza’ della moneta elettronica e delle carte di credito o di debito, in un mondo drogato di vite a rate.Scriveva Zygmun Bauman, il grande sociologo della società liquida:“L’odierna stretta creditizia non è risultato del fallimento delle banche. Al contrario, è il frutto del tutto prevedibile, anche se nel complesso inatteso, del loro straordinario successo: successo nel trasformare una enorme maggioranza di uomini e donne, vecchi e giovani, in una genìa di debitori. Perenni debitori, perché si è fatto sì che lo status di debitore si auto-perpetui e si continuino a offrire nuovi debiti come unico modo realistico per salvarsi da quelli già contratti. Entrare in questa condizione, ultimamente, è diventato facile quanto mai prima nella storia dell’uomo: uscirne non è mai stato così difficile. Tutti coloro che erano nelle condizioni di ricevere un prestito, e milioni di altri che non potevano e non dovevano essere allettati a chiederlo, sono già stati ammaliati e sedotti a indebitarsi. Quello che si dimentica allegramente (e stoltamente) in quest’occasione è che l’uomo soffre a seconda di come vive. Le radici del dolore oggi lamentato, al pari delle radici di ogni male sociale, sono profondamente insite nel nostro modo di vivere: dipendono dalla nostra abitudine accuratamente coltivata e ormai profondamente radicata di ricorrere al credito al consumo ogni volta che si affronta un problema o si deve superare una difficoltà. Vivere a credito dà dipendenza come poche altre droghe, e decenni di abbondante disponibilità di una droga non possono che portare a uno shock e a un trauma quando la disponibilità cessa. Oggi ci viene proposta una via d’uscita apparentemente semplice dallo shock che affligge sia i tossicodipendenti che gli spacciatori: riprendere (con auspicabile regolarità la fornitura di droga. Andare alle radici del problema non significa risolverlo all’istante. E’ però l’unica soluzione che possa rivelarsi adeguata all’enormità del problema e a sopravvivere alle intense, seppur relativamente brevi, sofferenze delle crisi di astinenza”.In un recente articolo sul Fatto Quotidiano, il prof Beppe Scienza, autore – tra gli altri – del “Risparmio Tradito” e della “Pensione Tradita”, scrive:“Chiariamo alcune cose. È falso che solo in paesi quali la Grecia o l’Albania i contanti siano diffusi come in Italia. Anche in Austria o Germania grosso modo il 75-80% degli acquisti avviene in contanti, ma per non dispiacere alle banche da noi nessuno lo scrive. Ugualmente, è tenuto nascosto che la banca centrale tedesca (Bundesbank) non attacca mai i contanti, ma al contrario organizza convegni scientifici sul tema (Bargeldsymposium), dove il loro utilizzo viene difeso da esperti della massima autorevolezza. Un esempio fra i tanti: Udo Di Fabio, già presidente della Corte Costituzionale tedesca.È pure falso che vi sia un rapporto stretto fra uso dei contanti e illegalità. Anzi, come osserva Doris Schneeberger della Banca centrale europea: “Non c’è nessuna correlazione statisticamente dimostrabile fra criminalità e uso del contante o anche fra la dimensione dell’economia sommersa e il contante”.1. Non costa nulla, perché né banche né società di pagamenti elettronici raschiano via commissioni.2. È sempre possibile e immediato, anche senza corrente elettrica, accesso a Internet e apparecchiature elettroniche.3. Non taglia fuori i bambini o altre persone prive di conto in banca, immigrati ma anche italiani.4. Non permette il tracciamento delle abitudini di consumo.5. Garantisce la riservatezza anche per regali, beneficenza, elemosine ecc.6. Prelevare contanti e poi pagare con essi dà senso della spesa e della disponibilità residua.Ma da dove partono gli attacchi alle banconote? Dalle banche, perché i pagamenti in contanti sono i soli da cui esse non riescono a trarre nessun profitto, né diretto né indiretto. Così hanno inventato la lotta al contante, battezzandola War-On-Cash perché l’uso dell’inglese nobilita le trovate più bislacche. Hanno poi aggiunto il No-Cash-Day e il No-Cash-Trip, ovvero il giorno e il viaggio senza contanti, iniziative strampalate accolte però con obbedienti applausi. Chi andasse a proporle in Germania, Austria o Svizzera verrebbe preso per un mentecatto”.Tramite la moneta elettronica il mondo della finanza diventerà sempre più padrone assoluto della vita di tutti, senza contare che coloro che hanno sempre tenuto i risparmi sotto il materasso dovranno portarli in banca col rischio che un bailin glieli porti via definitivamente. Ma una società senza contante va ad esclusivo vantaggio delle banche e delle società di sistemi di pagamento, facendoci credere che sia nel nostro interesse, per poterci controllare e renderci moderni iloti della finanza.Il recente caos della Visa, durante il quale milioni di persone diventate dipendenti dai sistemi di pagamento digitale si sono improvvisamente trovate bloccate, quando la rete di pagamento monopolistica è andata in crash, ha rappresentato una temporanea battuta d’arresto. I sistemi digitali possono essere “comodi”, ma spesso presentano punti nodali di fragilità. I contanti invece non vanno in crash. Non si basano su archivi di dati esterni e non sono soggetti a controllo o monitoraggio remoto. Il sistema del contante consente uno spazio “fuori dalla rete” non monitorato. Questo è anche il motivo per cui le istituzioni finanziarie e le società di tecnologia finanziaria vogliono liberarsene. Le transazioni in contanti sono al di fuori della rete controllata da queste istituzioni per raccogliere commissioni e dati. Una società senza contanti porta con sé dei pericoli. Le persone priva di un conto in banca si troverebbero ulteriormente emarginate, private delle infrastrutture per i contanti che in precedenza le sostenevano. Ci sono anche implicazioni psicologiche poco note sul fatto che il denaro contante incoraggia l’autocontrollo, mentre il pagamento tramite carta o telefono cellulare può incoraggiare la spesa. E istituire una società senza contanti comporta importanti implicazioni sulla sorveglianza.Non esistono dati sulle commissioni pagate in Italia per le carte: i commercianti ne pagano due tipi alla banca acquirente, una in valore percentuale sul valore della transazione e una fissa per il noleggio dei terminali Pos. Alla banca acquirente viene poi addebitata una commissione percentuale interbancaria dalla banca emittente. Infine, la banca che emette la carta imputa altre commissioni, oltre a un canone annuo, al cliente titolare. L’Unione europea nel 2015 ha introdotto un regolamento e nel 2018 una direttiva, che stabilisce il massimo dello 0,2% di commissioni sul valore delle transazioni per le carte.17.276 Miliardi di dollari di valore delle transazioni gestite nel mondo nel 2017 dalle prime cinque società di carte: Visa, Mastercard, Amex, Jcb e Diners. 23,1 miliardi di utili netti delle prime tre società globali di carte (Visa, Mastercard e Amex) realizzati nel 2018: +70% rispetto al 2017.80 Miliardi di euro di transazioni realizzate nel 2018 in Italia con le carte debito e lo 0,3% per quelle di credito, mentre per i pagamenti sul web le percentuali salgono all’1,15% per le carte di debito e all’1,5% per quelle di credito. Anche l’Antitrust ha ricordato a chi vende beni e servizi che è vietato introdurre commissioni aggiuntive per chi paga con le carte. La legge di Stabilità 2016 stabilisce l’obbligo, per chi vende beni o servizi, di dotarsi di Pos e di accettare pagamenti con carta.Il valore del mercato delle carte? Secondo il Nilson Report i primi cinque operatori globali (Visa, Mastercard, Amex, JCB e Diners) nel 2017 a livello mondiale hanno gestito 271,16 miliardi di transazioni, pari a 17.276 miliardi di dollari, dei quali 12.862 miliardi per pagamenti, su un totale di 5,35 miliardi di carte in circolazione. Nel 2018 secondo i bilanci societari di fine anno, Visa ha realizzato ricavi netti per 20,6 miliardi di dollari e un utile netto di 10,3 miliardi (+53,8%), Mastercard ha fatto segnare ricavi netti per 14,95 miliardi di dollari (+19,6% su base annua) e un utile netto di 5,86 miliardi (+49,7%), American Express ricavi per 40,3 miliardi di dollari (+9,4%) e un utile netto di 6,9, aumentato del 151,9% su base annua. Il rendiconto di Amex parla di commissioni commerciali dai venditori di beni e servizi pari a 24,7 miliardi (su 40,3 di ricavi totali), seguite da 3,4 miliardi di commissioni nette pagate dai titolari delle carte, altre commissioni per 3,2 miliardi e “altri ricavi” per 1,4 miliardi circa, oltre a un margine d’interesse netto di 7,7 miliardi circa.In una democrazia come la nostra, continuerò a battermi affinché le libertà dei cittadini che ho difeso per 35 anni subendo le rappresaglie del potere, non possano essere barattate neppure per i sacrosanti principi di lotta all’evasione fiscale, rendendoli in tal modo asserviti agli esclusivi interessi di banche e finanza che mirano al totale controllo delle vite dei cittadini