DA VENEZIA UN JOKER, CAPOLAVORO

DA VENEZIA UN JOKER, CAPOLAVORO

dieci minuti di applausi e standing ovation al film del regista americano Todd Philips dove Joaquin Phoenix vola altissimo, con una interpretazione toccante, in un film bellissimo, oscuro, dove si prende in carico tutta la narrazione dimostrando di essere in grado di reggere qualsiasi ruolo. Siamo a Gotham negli anni ottanta, la città di Batman molto prima che Bruce Wayne diventi il difensore degli oppressi. La città ritratta in un modo cupissimo è praticamente al collasso per l’incapacità dell’amministrazione pubblica di gestire i mille problemi della metropoli ormai invasa da immondizia e topi giganti. Lo scollamento della politica dalla realtà è ormai al culmine, una classe di ricchi che amministra malamente tagliando i fondi sociali generando un odio crescente tra le classi più povere: la città sta marcendo ed è pronta a cercare un nuovo eroe anarchico per esplodere. Arthur Fleck, il protagonista è un ragazzo con problemi psichici che vive accudendo la madre inferma e lavorando con scarsi risultati come clown per pubblicizzare svendite di negozi sull’orlo del fallimento nell’attesa del tanto agognato successo come comico. A causa dei sui problemi psichici Arthur nei momenti di tensione emette una risata spiazzante, straziante ed inarrestabile, intrisa di un cupissimo dolore che lo rende ancor più emarginato. “Pensavo di non farcela” ha detto Joaquin Phoenix in conferenza stampa a proposito della risata del Joker “Temevo che risultasse eccessiva ed ho dovuto lavorarci molto” “La cosa peggiore della malattia mentale è che tutti si aspettano che tu ti comporti come se non l’avessi ” scrive nel suo diario mentre si trascina agli appuntamenti con la psicologa che sembra non ascoltarlo nemmeno quando risponde alle domande routinarie. non c’è un solo secondo di gioia in tutto il film. Il suo essere emarginato sarà in realtà la sua forza che darà la scintilla ad altri emarginati per eleggerlo inconsciamente come leader della protesta. Joaquin Phoenix inutile dirlo è un attore talmente straordinario da essere fuori scala di valutazione, un extraterrestre che con un solo sguardo raggela lo spettatore. Il suo corpo magrissimo, emaciato la sua faccia da bambino la risata isterica che rivelala sua psiche disturbata, tutto contribuisce a disegnare in modo perfetto la nascita del miglior joker di sempre nonostante il livello dei precedenti sia sempre stato molto alto. Qui però si va oltre con un film a tratti politico che sembra scritto da uno psicologo, cupo, nerissimo, che ci fa annegare in un mondo angoscioso, claustrofobico privo di speranza che scava nell’animo dilaniato del protagonista portandoci in un viaggio nella psiche di un uomo sconfitto la cui unica via di salvezza sembra essere il crimine verso il quale non nutre alcun sentimento di compassione o pentimento anzi lo usa come lenitivo del proprio dolore esistenziale. capolavoro è un termine abusato parlando di cinema ma non ne trovo nessun altro.