EGITTO. PRIME MANIFESTAZIONI CONTRO AL SISI. MA IL CROLLO NON PARE VICINO

Una notizia, le manifestazioni di piazza Tahrir, al Cairo, contro l’onnipotente al Sisi? Se consideriamo che si tratta di una prima volta, come sottolinea il Post, possiamo anche riconoscere che la cosa faccia scalpore. Se son rose fioriranno e considerando il trattamento riservato all’Italia nel caso Regeni non possiamo che auspicarcelo. Però un minimo di prudenza nell’esultanza non nuocerebbe, per più di una ragione. La prima è di ordine quantitativo: “qualche centinaio” di manifestanti la prima notte al Cairo. Duecento (notizia Ansa) la seconda. Se pensiamo che Il Cairo vanta 9 milioni e mezzo di abitanti e più del doppio coi suoi dintorni, è innegabile che ci troviamo di fronte ad una realtà estremamente esigua. Passiamo alla qualità degli scontri. Duramente repressi secondo Human Rights Watch, ma manca il numero dei feriti. Sugli arrestati (o fermati) le cifre non parlano chiaro. Nelle prime ore un’organizzazione locale per i dititti civili parlava di quattro, un’altra di 36, poi saliti a 60. Sul fatto che altre manifestazioni si fossero realizzate in altre città fino a raggiungere l’ordine delle migliaia di persona, qualche voce, non tutte confermate. Infine l’ispiratore e le ragioni degli scontri. Lui, Muhammad Ali, palazzinaro fuggito in Spagna temendo che al Sisi lo voglia uccidere si sofferma sul fatto che al Sisi sia corrotto. Forse il dissesto economico del paese potrebbe pure sollecitare qualche obiettivo su cui lottare di ordine materiale e maggiormante sentito dalle masse. Fa da sponda alle lotte Al Jazeera, emittente situata in un paese, il Qatar, che non tratta male i Fratelli musulmani, i peggiori nemici di al Sisi e il cui leader Morsi è recentemente morto in carcere. Anche Human Rughts Watch, solitamente prossima alle posizioni statunitensi sostiene la protesta. Al Sisi in realtà gode di una ragnatela di appoggi che vanno da Israele ai sauditi e alla Russia, soprattutto nella questione libica. Concorrenziale il suo rapporto con la Turchia. Difficile districarsi in una rete così fitta di odi e di amori, anche per dei dietrologi professionisti. Altri giorni e altre notti verranno. C’è chi sostiene che quando un muro viene segnato da una crepa il crollo prima o poi dovrà arrivare. Ma sulla durata di quel “poi” pochi oggi sono disposti a scommettere.