FACEBOOK E LA SUA CORTE DI APPELLO
Oversight Board è il suo nome, letteralmente ” comitato di supervisione”. Una apposita commissione per giudicare le controversie sui criteri di intervento e di sanzioni dei contenuti sulla piattaforma di Facebook. Questo il roboante annuncio dall’amministratore delegato di Facebook, Mark Zuckerberg. In una lettera aperta egli scrive: -Ogni settimana prendiamo milioni di decisioni sui contenuti degli utenti. Non penso che le aziende private come la nostra dovrebbero prendere da sole così tante decisioni su come le persone si esprimono- Chissà chi avrà indotto il colosso a cercare di darsi una parvenza di democrazia. I migliaia di ricorsi degli utenti spesso, a torto, bloccati da un algoritmo che giunge persino a censurare opere d’arte universalmente riconosciute, classificandole con l’ epiteto oltraggioso di pornografiche, non” conformi alle regole della community” ? I ricorsi degli amministratori di pagine politiche oscurate dal social perché inneggianti all’ odio, al razzismo, alla xenofobia? Sicuramente l’ aumento esponenziale dei reclami avrà indotto il patron di Facebook a cercare di trovare una soluzione che non faccia crollare l’ importanza mediatica dello strumento di interazione mondiale. Facebook ha diramato una nota in cui ha fatto sapere che a breve sarà nominata una Commissione di vigilanza chiamata appunto Oversight Board. Questa Commissione, nelle intenzioni dovrá essere ” indipendente” e fra i suoi compiti dovrebbe avere quelli di giudicare le controversie sui criteri di moderazione. La commissione dovrebbe iniziare ad operare con gli inizi del prossimo anno. Sarà una sorta di Giudizio di Appello sulle vertenze scaturenti dai reclami rigettati dal social. In verità ,spesso, è il silenzio di Facebook a indispettire gli utenti che trovano irrispettoso e lesivo di qualsiasi rapporto democratico il blocco e il silenzio tracotante che segue al ricorso. Questo ha fatto gridare allo scandalo e alla lesione della libertà di pensiero e parola e a definire i criteri di moderazione di Facebook come arbitrari. La Commissione, nel momento in cui sarà adita, potrà annullare le decisioni riguardo la rimozione di contenuti, riguardo ai blocchi di utenti, e potrà, altresì, avanzare proposte migliorative avendo il polso della situazione scaturente dai ricorsi presentati alla stessa. Sarà composta in origine da soli 11 membri. L’ auspicio di Zuckerberg è quello di arrivare a 40 membri provenienti da tutto il mondo. La durata dell’ incarico dovrebbe essere di tre anni rinnovabile per un massimo di tre volte.I nomi dei Commissari saranno resi pubblici così come le decisioni assunte in seguito agli appelli. Le decisioni della Commissione diverranno insindacabili sia da parte degli utenti ,sia da parte del social medesimo. Zuckerberg è stato chiarissimo sul punto… Però …La Commissione ” indipendente” vedrà i suoi membri stipendiati da un fondo finanziato da Facebook stesso anche se non saranno, quindi direttamente, stipendiati dall’azienda. Ma, viene spontaneo ricondurre il tutto alla genitrice. Il fatto poi che la nomina dei membri della Commissione sia sempre prerogativa di Facebook non offre garanzie sul processo decisionale, sulla limpidezza, trasparenza e terzietá dell’organo. Qualcuno ha sollevato già critiche e tra queste la più ricorrente è la seguente: E se Facebook avesse deciso di creare una Commissione ad hoc cui demandare i ricorsi in seconda battuta per scrollarsi di dosso i casi più eclatanti e scottanti e allo stesso tempo rendere irrevocabile la decisione senza che la controparte abbia alcuna possibilità ulteriore di impugnativa? Una sorta di legittimazione delle decisioni di Facebook sempre e comunque, rivestendole di una patina di democrazia e di equità. “Quis custodiet ipsos custodes?” diceva Giovenale in una satira che letteralmente significa: «Chi sorveglierà i sorveglianti stessi?». E soprattutto, cosa accade quando sorveglianti e sorvegliati, controllori e controllati, sono riconducibili alla stessa struttura? Per un principio matematico verrebbe spontaneo dire: – si ritorna al punto da cui si era partiti-
