FARE IL GIORNALISTA

Un giovane sognatore mi ha chiesto quali sono i requisiti per fare oggi il giornalista. Gli ho risposto come avrei risposto dieci, venti anni fa: la curiosità, la tenacia e un pizzico di fortuna. Non mi sono reso conto che i tempi, ahimè, sono cambiati e oggi per sfondare in questo mestiere (ammesso che esista ancora) ci vogliono capacità spiccate nell’adulazione, presunzione, sfrontatezza, arroganza e amicizie in alto loco. In altri tempi avrei consigliato un buon paio di scarpe per scarpinare a caccia di notizie. Oggi bastano le mutande di ferro per evitare di prenderlo in quel posto. In altri tempi avrei consigliato la dignità, oggi invece fa curriculum proprio la mancanza di dignità. In altri tempi avrei detto di non rinunciare mai alla propria libertà, oggi purtroppo è d’uso salire sul carro del vincitore e fare da suo megafono. Ufficialmente e non. Senza vergogna. Noi della vecchia generazione abbiamo sempre pensato che scrivere bene fosse un binario preferenziale. Oggi invece nessuno vuole rinunciare al proprio stile, anche se è palesemente sgrammaticato e pieno di strafalcioni. Come categoria siamo al passo con i politici: entrambi abbiamo fatto dell’incompetenza elevata al quadrato e della mancanza assoluta di meriti e di titoli di studio un’evidente bandiera da sventolare con orgoglio. E sopra di noi c’è qualcuno che cavalca furbamente questa situazione e ricorda il Totò scrivano in “Miseria e nobiltà” quando dice all’ignorante cafone che gli chiede di scrivergli una lettera: “Se ha dei figli, nipoti non li faccia studiare. Viva l’ignoranza!”