GIORNALISTI …ALLA VENTURA
Ho sempre avuto un buon rapporto con Simona Ventura fin dai tempi in cui, appena silurata da mamma Rai, venne a Salerno a presentare la festa della Salernitana occasione in cui, raccontano i biografi, complice Claudio Tortora, conobbe l’allora calciatore granata Stefano Bettarini che sarebbe poi diventato suo marito. Successivamente sempre lei presentò il premio Charlot, siamo a metà anni ‘90, e io la intervistai per Il Giornale, poi al teatro Verdi il gala di Cartoons on the bay. Fu proprio in quella circostanza che feci morire d’invidia i miei colleghi: durante le prove dello spettacolo noi giornalisti avevamo appuntamento con SuperSimo per un’intervista: lei quando mi vide in sala scese dal palco e con mia grande sorpresa (e notevole imbarazzo) mi stampò due baci sulle guance. Tanta cordialità di modi rischiò di essere seriamente compromessa alcuni anni dopo, era il 2008, a Positano: la Ventura, all’apice del successo, era stata invitata da Enzo D’Elia alla sua rassegna “Positano sole mare e cultura”. La conduttrice di “Quelli che il calcio” aveva scritto un libro autobiografico: “Crederci sempre, arrendersi mai” e a me era stato chiesto di intervistarla in pubblico. C’era un bel po’ di gente, mi sembra che ci fosse anche il collega del Cormezz Angelo Agrippa con la famiglia, e io ripassavo mentalmente l’ordine delle domande da farle. A un certo punto mi sovvenne un’espressione molto felice coniata dall’indimenticabile Sandro Ciotti per presentarla ai tempi de La Domenica Sportiva: “il sorriso che non conosce confini”. Mi sembrava un modo carino per accoglierla e così appena mi fecero cenno che era arrivata io presi il microfono e dissi con enfasi: “Signori, il sorriso che non conosce confini: Simona Ventura!” Grande applauso e lei che prende posto accanto a me (come da foto) e mi sorride un po’ tirata. Poi con uno sguardo che non promette niente di buono: “Che fai Gabriele? Mi hai confuso con Maria Teresa Ruta?” All’improvviso mi fu tutto chiaro: il sorriso che non conosce confini Ciotti lo diceva alla Ruta e non a lei. Che magra !!! Mi sentii di sprofondare, avrei voluto chiedere scusa e mollare tutto. Ma lo spettacolo deve andare avanti sempre. Così la serata proseguì in modo tutto sommato gradevole e alla fine ci fu un tripudio di foto e autografi. Negli anni successivi mi è capitato raramente di contattare Simona Ventura, forse un paio di volte su Facebook. Spero tanto che mi abbia perdonato. In caso contrario, sapete se le figure di merda vanno in prescrizione ?
