I GRANDI MISTERI DI SALERNO/4

Ora che è stato nominato l’assessore alla cultura, la brava Antonia Willburger, dalla quale ci aspettiamo tanto, il sindaco di Salerno farebbe bene a riempire anche la casella finora rimasta vuota dell’assessorato allo spettacolo. Io un nome ce l’avrei: Tafazzi. Sì, proprio lui, l’indimenticabile, buffo personaggio di “Mai dire gol” che con masochistico piacere si fustigava dandosi bottigliate sugli attributi. È esattamente quello che fa l’amministrazione comunale soprattutto nella gestione degli spazi pubblici. Un esempio? Il cineteatro Augusteo, la magnifica sala da 800 posti, nel cuore della movida scandalosamente chiuso. L’ho scritto già tre anni fa e da allora nulla è cambiato: l’Augusteo è interdetto al pubblico 300 giorni su 365 all’anno. Negli altri 65 viene affittato per saggi di danza, premiazioni o convention private. Ah, dimenticavo, c’è pure il Festival del Cinema di Salerno che tra un po’ fisserà qui il suo quartier generale. Per il resto saracinesche sempre abbassate. E un patrimonio inutilizzato. Un grande spreco e uno schiaffo in faccia a una città che è piena di contenitori senza contenuti. Perché l’Augusteo viene lasciato in questo stato? Avanzo una sommessa ipotesi: il Comune preferisce mandare in malora la sala piuttosto che affidarne la gestione a un privato con cui, è successo in passato, potrebbe entrare in rotta di collisione. Un po’ come quel marito che per far torto alla moglie si taglia gli attributi. Tafazzi appunto.