IN MORTE DI ROBERT MUGABE

IN MORTE DI ROBERT MUGABE

Mugabe è morto ieri in un ospedale di Singapore all’età di 95 anni. Un giovane rivoluzionario cattolico e marxista, colto ed immerso nella cultura anticolonialista della sua epoca e di quelle terre, da Gandhi a Mandela, che nel corso della sua lunga vita ha occupato posizioni di vertice in ogni organizzazione a cui si sia avvicinato. Partiti combattenti come Zanu-PF e poi nel 1980 primo ministro nella nuova repubblica, e poi ancora attraverso lotte intestine sanguinose finalmente presidente nel 1987, carica che mantenne fino al 2017 e che soltanto un colpo di stato potè strappargli. Da eroico combattente per la liberazione della Rhodesia a monarca dittatoriale del ribattezzato Zimbabwe, una parabola comune a molti leader africani in un continente per cinque secoli saccheggiato ed avvelenato da “illuminate” democrazie europee come l’Inghilterra, la Francia, la Spagna, il Portogallo, il Belgio e nella sua tragicomica epopea coloniale anche l’Italia. Il nome di Mugabe divenne famoso in Italia nel 1997 quando diede il via all’esproprio delle terre rimaste in possesso dei coloni bianchi, e lo fece non con atti governativi ma scatenando furibondi assalti alle immense fattorie ad opera di bande armate fantasiosamente chiamate “Zimbabwe Liberation War Veterans Association”, veterani che per ragioni anagrafiche della guerra coloniale avevano al massimo sentito gli spari mentre dormicchiavano nella loro culla. Fu un disastro economico e sociale con cui la stampa eurocentrista andò a nozze, nascondendo dietro le truculente morti a colpi di “panga” di uomini ed animali la colpa tutta europea di ciò che stava accadendo.Si gridò alla pazzìa di Mugabe, all’odio razzista verso i bianchi, a guerre interne al potere, ai conflitti etnici tra Shona e Tonga. Senza nulla togliere alle tremende responsabilità del defunto Robert, sono tutte balle.L’esplosione della violenza fu innescata a Londra, al civilissimo indirizzo di Downing Street, quando in quel 1997 Tony Blair raccolse lo scettro di Margaret Thatcher e con una decisione tanto miope quanto immorale ridusse a zero gli indennizzi che la “Lady di ferro” riconosceva alla ex-colonia per il forsennato e violento sfruttamento durato 42 anni. Della copiosa serie “quando la Storia ha la esse minuscola”.