INCONTRO ECOFIN. ASSAGGI SUL FUTURO DELL’ECONOMIA UE. ITALIA COL FIATO SOSPESO

La due giorni di Helsinki della Ecofin (i ministri dell’Economia e finanza della Ue) non doveva essere un vertice con compiti decisionali. E non lo è stato. Inutile voler ricavare previsioni con la presunzione di nutrire certezze. Piuttosto l’incontro concluso ieri è assimilabile ad una amichevole precampionato, dove le squadre in campo studiano le reciproche mosse e contromosse per i tempi in cui il gioco si farà duro. Che l’aria nei confronti dell’Italia sia più respirabile non è certo un cattivo segno, ma capire fino a che punto si tratti di aria fritta o di aria di festa è ancora da stabilire. Certo il duro Dombrovskis ha mandato un messaggio di cordiale benvenuto al nostro Gualtieri. Ma si è subito premurato di precisare che se si ha un debito elevato bisogna provvedere e il rapporto “costruttivo” che ha detto di voler intraprenndere con l’Italia sarà tutto da verificare al momento dei contatti con Gentiloni. Di positivo, per noi, il fatto che di pronunciamenti stile falchi ne siano venuti in maniera chiara “solo” da Germania, Olanda e Austria. Non pervenuti al momento i paesi baltici. Ma la Germania tiene duro sull’austerity, quella degli altri e la nostra in particolare. Niente manovre costose per rilanciare l’economia, quando c’è il debito. Sullo sfondo il terrore ancestrale dell’inflazione, ereditato da due dopoguerra all’insegna del costo del pane che arrivava al miliardo. E di qui l’immagine di Draghi/Dracula, sulla Bild, assetato del sangue determinato da una eventuale svalutazione dell’euro. Con tanta voglia di fare i conti con noi una volta che si sarà levato di torno. Meno favorevole del previsto (dagli ottimisti), l’atteggiamento della Francia nei nostri confronti. Una Francia che pure qualche problema grosso, con l’austerity, dovrebbe avercelo. Sfuggente sul lungo periodo, in relazione al patto di stabilità. Ma anche sul breve periodo (flessibilità), bocca storta o quanto meno niente smile, a chi la richiede con un pesante debito sulle spalle. D’altronde, per capirci qualcosa, dobbiamo pensare ad una partita giocata sui due tempi. Finanziaria 2020, a breve. Revisione delle regole di Maastricht (tetto del 3% deficit /pil) sul lungo. Sul secondo punto Dombrovskis è categorico. Revisione ancora del tutto prematura stante lo stato della discussione in corso. Limitiamoci dunque al primo tempo. Spiragli per i nostri nvestimenti, mica tanti. Subordinati a un rientro del debito (di quanto?) e limitati agli investimenti rivolti alla difesa dell’ambiente. Massimo di flessibilità se gli esperti ci azzeccano, 10 miliardi su una manovra di 27. Meglio che niente ma se vogliamo tagliare le tasse ci saranno da compiere parecchi equilibrismi. L’amichevole finisce così, senza che al campo spetti di definire vincitori e vinti. Tutti sotto la doccia con Gualtieri che pare ottimista sulla non cancellazione immediata di Quota 100 e Reddito di cittadinanza. E senza cenni ad eventuali patrimoniali. Tra un poco comincerà il campionato, quello con le partite vere e allora potremo distinguere l’aria di festa dall’aria fritta.